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Il logo della UEFA
MILANO - Due storici procuratori e operatori di mercato. All'interno del mondo del calcio da molti anni e dall'alto della loro esperienza il portale TMW, li ha intervistati sulla questione della neonata Superlega. Ecco il loro punto di vista.
"E' un tema complicato, ci sono naturalmente in gioco gli interessi economici, non credo però che la Superlega possa fare a meno delle Federazioni nazionali e internazionali. Chi ha optato per la nascita di questa nuova competizione credo punti ad una divisione diversa degli introiti delle coppe internazionali e nazionali. Servirà d'altro canto anche l'adesione delle Federazioni nazionali e internazionali e mi riferiscono alle cinque squadre che saranno ammesse in base i meriti sportivi. Detto questo sono certo che un Roma-Lazio o Juve-Torino alla lunga possa attirare di più di un Juve-Lione. Questo è un tentativo di ricatto che i grandi club stanno facendo alle Federazioni internazionali. A me questo tipo di soluzione non piace, si snatura il calcio che diventa così sempre più business".
"Per me la Superlega non è una questione politica, non è una cosa positiva e ci saranno ripercussioni negative anche sul mercato. Ovviamente chi prenderà parte alla Superlega avrà dei benefici, ma sul mercato e il calcio nazionale ci saranno delle ripercussioni. Mi auguro che anche l’AIC prenda una posizione. E trovo legittima la prospettiva di escludere dalle Nazionali i calciatori che dovessero aderire. Spero che i giocatori si schierino contro a questa lega privata. Umilia il concetto del campanile che sta alla base del tifo. le società più piccole rischiano di essere travolte, di non stare al passo 'degli eletti'. C'è un rischio concreto di perdita d'interesse nei confronti di queste realtà medie, che non sono state prese in considerazione".
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