L'allenatore del Milan Stefano Pioli ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Repubblica. Ecco le parole del tecnico parmigiano che ha riportato la formazione rossonera in Champions League:
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Pioli: “Confermarsi è difficile, ma migliorando il gruppo…”
Ecco le parole di Stefano Pioli a La Repubblica
SUL RINNOVO - "Il rinnovo del mio contratto non è la priorità, con Maldini e Massara si parlerà soprattutto di come migliorare la squadra in vista della Champions League. La bella addormentata si risveglierà nella sua casa: in mezzo ai più grandi club. Prima dell'Atalanta ho chiesto ai ragazzi: volete ancora giocare col Rio Ave o è ora di Bayern, City e PSG? Un po' strano che i vicecampioni d'Italia siano messi in quarta fascia. Ma vogliamo crescere: affrontare le più forti aiuta, dovrà essere l'anno della nostra conferma. Mi sento fortunato a lavorare in questo club e con questo gruppo. Mi sarebbe piaciuto ripercorrere il Giro del mio idolo Bugno, in rosa dalla prima all'ultima tappa. Ma il calo era normale. Non abbiamo mai avuto dubbi sui principi di gioco, lavorando sui particolari".
SUI DIRIGENTI - "La creatività i miei dirigenti l’hanno già dimostrata. A parte Ibrahimovic, sul quale avevo ovviamente espresso parere positivo, penso a Kjaer e Saelemaekers, a Tomori che non conoscevo, se non per uno spezzone. Qualunque sarà il budget, il nome Milan continua a essere un richiamo. L'importante è avere costruito una base di 10-12 giocatori da squadra di vertice, come Theo Hernandez, Tomori, Kjaer, Kessié, Calabria, Calhanoglu, Ibrahimovic. Ora dobbiamo migliorare il gruppo: la conferma è la cosa più difficile".
NOMI MATURI O LINEA GIOVANE ? - "Se nei 5 campionati principali siamo la squadra più giovane tra le prime, è perché abbiamo dimostrato maturità. Che non è questione di età, ma di atteggiamento. Nel calcio moderno servono giocatori con due doti: intelligenza e capacità di accelerare. Prima il Milan era monopasso, oggi bisogna reggere l'uno contro uno a campo aperto".
SU DONNARUMMA - "Professionista esemplare, concentrato sul campo. Poi una trattativa può funzionare oppure no. Ci siamo sentiti e ringraziati a vicenda, è un rapporto sincero. Gli ho fatto gli auguri per l'Europeo".
SU IBRA E LE POCHE PARTITE DISPUTATE - "Mi dispiace per gli infortuni di Mandzukic, scelto per alternarsi con lui senza che calasse il livello. Zlatan non potrà giocarle tutte. Sa quando forzare: il rapporto è sincero. La Champions è meno pesante dell'Europa League il giovedì. Ma ci vuole il quarto attaccante".
KESSIE' LEADER DEL MILAN? - "Ne abbiamo più di uno, lo è anche Kjaer. Franck nelle difficoltà è il riferimento dei compagni. Fino a un minuto prima dell'allenamento è lì che balla e sembra che non gli interessi, poi è un esempio per tutti".
SULLA SUPERLEGA - "La meritocrazia è alla base dello sport, però Uefa e Fifa devono chiedersi perché club così importanti hanno pensato alla scissione. Significa che il sistema ha fallito. Barcellona, Real Madrid e Juventus rischiano la Champions? A me sembra inevitabile un tavolo tra le componenti del calcio europeo, per sviluppare il prodotto: servono confronti e cambiamenti".
SULLA STAGIONE EUROPEA - "Il Milan deve tornare sul tetto d'Europa. L'unico rimpianto è l'eliminazione col Manchester United: il gol annullato a Kessié a Manchester e il ritorno senza Ibra, Rebic e Leao. Si dice che le italiane non abbiano ritmo e intensità, ma noi in Europa non siamo mai andati in difficoltà. Però da qui a pensare di potersela giocare con Chelsea, Bayern, City, c'è un percorso di crescita, fatto di anni in Champions".
SULLA CHAMPIONS - "Sarà la mia prima Champions. È una crescita continua: la passione mi permette di essere curioso, voglioso di migliorare. Mi sento completo. Ma ho voglia di cimentarmi contro i più grandi allenatori".
OBIETTIVO SCUDETTO? - "Un passo per volta. L'Inter ci ha messo anni e investimenti, la Juventus sarà di nuovo tra le favorite. Noi non dobbiamo perdere determinazione ed entusiasmo. La nostra proprietà ci sostiene e ci tutela".
SULLA DIFFERENZA DI RENDIMENTO TRA CASA E TRASFERTA - "Non siamo mai mancati nel controllo del gioco, ma in casa abbiamo dati molto negativi nell'uno contro uno offensivo: non abbiamo tanti giocatori che saltano l'avversario".
SULLE ACCUSE DEI TROPPI RIGORI A FAVORE (20) - "Non mi toccano: ne avremmo meritati di più. Il Var torni alle origini: intervento in caso di errore evidente dell'arbitro. E poi basta fidarsi del fermo immagine: sullo slancio, un contatto in foto lo vedi sempre, ma il calcio non è mica statico. Mi permetto anche un consiglio al designatore Rizzoli, che stimo: coppie fisse arbitro-Var, che si alternino nei due ruoli per affinare uno stesso modo di arbitrare. Oggi cambiano di continuo: spesso si nota scarsa simbiosi".
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