MILANO - Domani sera Lazio eMilan,reduci dalle sconfitte nel turno infrasettimanale contro Napoli e Sassuolo, chiuderanno la trentatreesima giornata di campionato, con un super posticipo in programma allo stadio Olimpico. Nel corso di un'intervista concessa ai microfoni del quotidiano La Gazzetta dello Sport, ha parlato di questa sfida - fondamentale in ottica Champions League - il doppio ex Demetrio Albertini, il quale ha vestito per quattordici anni la maglia rossonera e per una stagione quella biancoceleste.
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Verso Lazio-Milan, le parole di Demetrio Albertini
Demetrio Albertini, doppio ex di Lazio-Milan, parla della sfida in programma domani all'Olimpico.
SULLA CORSA CHAMPIONS - "La prima cosa da controllare è l'ansia, non bisogna guardarsi indietro col timore degli avversari. E' necessaria la consapevolezza di essere un gruppo compatto e di aver fatto un buon lavoro in cui si crede. Non sono dentro al Milan, quindi non so quali problemi possano essere sorti. Tuttavia, le grandi squadre raggiungono i propri obiettivi se riescono a gestire i momenti negativi, non quelli positivi. La Lazio, dal canto suo, può ancora sperare di rientrare nella corsa Champions nonostante la sconfitta rimediata a Napoli, ma diventa davvero fondamentale questa partita contro il Milan. Se vuole continuare a crederci, la compagine capitolina deve ottenere i tre punti".
SULL'ASSENZA DI IBRA - "Le scuse sono l'anticamera della sconfitta. Non credo che i giocatori del Milan pensino a quanto potrà pesare la sua assenza, perché sono tutti calciatori di alto livello. Inoltre Mario Mandzukic porta tanta esperienza, anche se va capito il minutaggio che può avere nelle gambe".
SU MILINKOVIC E KESSIE - "Sergej ha più talento, Franck ha più sostanza. Se devo scegliere dico Milinkovic, ma Kessie è fondamentale per il Milan e lo sarebbe in molte altre squadre: mi è sempre piaciuto, anche quando veniva criticato".
SU SIMONE INZAGHI E STEFANO PIOLI - "Credo che debbano prima di tutto accantonare eventuali malumori interni, che possono comunque sorgere dopo una stagione particolarmente intensa. L'obiettivo da conquistare è troppo importante per entrambi. Mi piacciono perché sono due allenatori moderni, che esprimono un calcio propositivo".
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