- Ultime notizie
- News Milan
- Rassegna
- Calciomercato
- Calciomercato Milan
- Pagelle
- Serie A News
- Primo Piano
- Video
- Social
- Redazione
news
di Valerio Barberi
Parla Zlatan Ibrahimovic, in occasione del suo compleanno. La punta svedese spegne 40 candeline e per festeggiarlo al meglio il Milan ha organizzato un'intervista al calciatore. La partenza è dedicata al mese di nascita: "Nel mese di ottobre sono nati tanti campioni e io mi sento uno di loro".
Su che calciatore è oggi.
"Sono più completo e più calmo rispetto al passato. Sono più tranquillo, rilassato e con più esperienza, anche se ogni tanto esce fuori il vecchio Ibra. Mi comporto in modo diverso avendo anche un ruolo diverso in campo e fuori dal campo. Faccio le cose con più calma".
Su quanto sente il ghetto dentro di sè.
"Lo sento tanto. Penso che io sono il ghetto, sono cresciuto in quelle zone e per me era il paradiso. L'ho già detto una volta, puoi togliere il ragazzo dal ghetto, ma non il ghetto dal ragazzo".
Sul quadro dei suoi piedi in casa.
"Ho ancora i piedi. L'ho messo perché è un monito, quando la mia famiglia entra in casa deve capire da dove arriva tutto. Bisogna ringraziare per quei piedi è per loro che abbiamo un tetto sopra la testa. Anche sul telefono della mia compagna ci sono i miei piedi".
Sul passato.
"Tutto quello che è successo, e che sta succedendo, deve succedere. Non cambierei nulla del mio passato nemmeno se ne avessi la possibilità, perché mi sento perfetto. Tutte le scelte che facciamo sono una parte della vita, giusta o sbagliata che sia".
Quando gli dicono di essere vecchio.
"Mi stimola. Ogni volta che mi dicono che sono vecchio allora io dimostro che non lo sono".
Su Pato.
"Era un giocatore fantastico, il calciatore più completo che io abbia mai visto. Mi dispiace per gli infortuni che ha avuto. Però quando stava bene era davvero incontenibile, aveva anche tanta qualità, ma gli infortuni hanno inciso, avete visto poco. è stato un grande talento e ha fatto saltare i tifosi del Milan".
Su chi lo ha aiutato di più.
"Ho giocato con i migliori al mondo, ma quello che mi ha fatto diventare più forte è stato Vieira. Mi ha messo tanta pressione, mi chiedeva sempre di più. Si allenava al massimo e da lì ho ascoltato e prendevo i consigli da lui. Ma potrei stare ore a dire i campioni con i quali ho giocato".
Sull’infortunio di Manchester.
"Quell'infortunio ha fatto crescere tantissimo la mia testa. Sono diventato più forte mentalmente. Ho iniziato a lavorare in modo differente, più statico, più triste e più lento. Ho lavorato sulla pazienza per riuscire a controllare anche i nervi".
Sulla sua esperienza negli Stati Uniti.
"Sono me stesso dal primo giorno, ho dato più io al calcio americano che loro a me. Non avevano visto nulla prima del mio arrivo, una personalità che non ha paura di niente.. Anche in quell'occasione sono stato perfetto, non come gli americani che andavano in giro con 20 persone. Forse mi manca il loro sole, ma a Milano non c’è problema".
© RIPRODUZIONE RISERVATA