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Milan, Ibrahimovic: “Gioco ancora perché posso aiutare la squadra”

Redazione Il Milanista

Per i suoi 40 anni Zlatan Ibrahimovic ha concesso una lunga intervista, ecco che cosa ha detto l'attaccante del Milan

Zlatan Ibrahimovic festeggia 40 anni. E il Milan ha organizzato una lunga intervista per l'attaccante svedese. La punta rossonera, parla del suo modo di giocare e fa un conforto con l'atleta che era 5 ani fa. Ecco che cosa ha detto: "Ogni giocatore cambia in base alla sua l’età. Non posso giocare come 5 anni fa, ho un altro fisico, un' altra testa e un’altra esperienza. Riesco a giocare ancora perché mi è stato dato un gioco in cui posso aiutare la squadra nel miglior modo. Nn voglio esagerare, perché poi potrei fermare o andare fuori condizione. Mi alleno al massimo, ma devo essere equilibrato. Quando vedo la squadra voglio essere trattato come loro: se faccio meno, loro fanno meno. La mia mentalità ogni tanto mi porta ad esagerare, però penso che puoi avere anche tanto talento, ma se non hai la testa..."

Sul suo stile.

"Metto i vestiti con cui sto bene. L’opinione degli altri non mi interessa, anche se ho incontrato persone permalose".

Sul suo rapporto con Djokovic.

"E' una testa balcanica. Quando esplodi fai bene, quando ti arrabbi dai il meglio possibile. Sei più concentrato, più attento. Lui quando si arrabbia fa vedere il meglio. E’ un atleta completo, ma la testa con poca esperienza non c'è. Da questo punto di vista siamo uguali".

Sulla sua compagna.

"Ho conosciuto Helena e sono venuto in Italia, lei ha deciso di seguirmi. Prima di lei ero più rock ‘n roll, poi quando sono nati i miei bimbi in casa c’era meno calcio, però mi distaccavo e mi rilassavo con loro. E' bello vederli crescere, ma voglio che diventino indipendenti".

Sui suoi figli.

"Siamo tutti diversi e ognuno ha la sua mentalità. Il piccolo ha meno pazienza, come me, mentre il più grande ha il mio stesso fisico. Pensano di essere più forti di me, ma hanno la mia stessa fiducia. Quando siamo in competizione sia io che loro, vogliamo vincere".

Su Capello.

"Mi ha cambiato totalmente, nel modo di giocare e nella mentalità. aveva un’altra filosofia, mi alzava e mi massacrava. Non riuscivo a capire cosa volesse da me. Un giorno mi diceva che fossi il numero uno, poi il giorno dopo ero un disastro. Volevo essere il migliore alla Juve, giocava con la mia testa, mi ha responsabilizzato, se sono quello che sono oggi è merito suo. In quell’epoca per me era come alla Playstation, c’erano troppi grandi nomi. Il rispetto lo prendo, non lo chiedo".

La prima parentesi al Milan.

"Era tutto normale, ritornare dopo il Barcellona è stato bello. Al Milan c'era un altro modo di fare, questa cosa cresceva anche dentro di me, mi sentivo a casa. Arrivi a Milanello e non hai fretta di andare a casa perché sei già a casa. Hai tutto per stare bene".

Sui suoi compagni di squadra e Pioli.

"Stanno bene e hanno grande voglia. Sono tutti sempre disponibili e vogliono sempre di più. In campo si comportano diversamente, c’è più fiducia. Mi dispiace di non riuscire a giocare, ma quando ci sono faccio paura".