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Il pallone della Serie A 2021/22
Guglielmo Vicario, giocatore del Cagliari in prestito all’Empoli, ha rilasciato una lunga intervista ai taccuini de La Gazzetta dello Sport in merito all’accoglienza di mamma e figlio in fuga dalla guerra in Ucraina.
CONTATTO – «Il primo contatto è di una decina di giorni fa. Mia mamma Monica mi ha telefonato e mi ha detto che c’era la possibilità di prendere in affidamento una famiglia ucraina. Lei e mio papà Michele erano contenti di poter dare una mano e mi hanno chiesto cosa ne pensassi. Ci abbiamo messo un secondo a decidere, anzi non è stata nemmeno una decisione: è venuto tutto in modo spontaneo. Ci siamo attivati, i miei genitori hanno avuto un primo incontro venerdì scorso e poi lunedì Hanna e Milan sono arrivati a Udine. Era il mio giorno libero, così c’ero anche io e abbiamo cenato tutti insieme».
PRIMO INCONTRO – «Toccante. E’ difficile, almeno inizialmente, rapportarsi con una donna che è costretta a stare lontana dal marito e con un bambino che a 11 anni è perfettamente consapevole del motivo per il quale non si trova vicino al padre o nella sua terra. Provi a immedesimarti, ma non ci riesci davvero. La guerra ti entra dentro e se non l’hai vissuta non la puoi capire. Però Milan è stato così bravo da non trasmetterci le sue sensazioni di paura o disagio. Anzi, ha trasmesso positività e forza. E’ un bambino educato, gentile».
PASSIONE CALCIO – «Per dialogare ci siamo affidati a Google Translate perché Hanna e Milan non parlano inglese. Quando è venuto fuori il mio lavoro, Milan è rimasto a bocca aperta. E la mamma mi ha spiegato che era imbarazzato perché non aveva mai visto un calciatore. Allora gli ho mostrato alcuni video delle mie partite e poi gli ho regalato la mia maglietta. Aveva gli occhi lucidi, l’ha indossata subito. Gli ho promesso che cercherò una scuola calcio a Udine che possa accoglierlo e farlo giocare, anche perché così imparerà più in fretta la nostra lingua. E l’altra priorità è proprio trovare un insegnante di italiano. Per quanto riguarda lo studio, frequenterà la scuola ucraina con la didattica a distanza».
LA CASA DI UDINESE – «Proprio quella. Sono nato e cresciuto lì. Hanna e Milan abitano nella parte della casa che prima era riservata a mia nonna, morta nel 2013. Così stanno tranquilli, hanno la loro privacy, ma per qualunque esigenza, anche solo per fare due chiacchiere e vedere degli sguardi amici, oltre che per i pasti, ci sono i miei genitori. E anche io, appena posso».
FRATELLO ACQUISITO – «E’ un regalo bellissimo. Cercherò di far crescere Milan al meglio: è stato il mio pensiero ricorrente durante il viaggio da Udine a Empoli lunedì dopo cena. Abbiamo una differenza di età non eccessiva, il mio desiderio è costruire con lui un rapporto molto intenso. Voglio fargli sentire il mio affetto».
PADRE MILA – «Dice che lì la situazione è stabile, ma è in attesa di notizie sul suo futuro. Noi speriamo che possa raggiungere presto Milan e Hanna».
CONCETTO DI ACCOGLIENZA – «E’ fondamentale. Hanna e MIlan sanno di poter stare con noi fino a quando vorranno, ma l’affetto tra di noi resterà per sempre. Io sono cresciuto con questi valori. Anni fa il fratello di mia mamma adottò due ragazzini nati in Etiopia: i miei cugini».
ESPERIENZE ALLO STADIO – «Il 16 aprile si giocherà Udinese-Empoli: quel giorno lui sarà in tribuna».
GUERRA – «E’ un argomento di discussione e di riflessione. L’Empoli, tra l’altro, è una società sempre molto attiva nelle iniziative umanitarie. A Milan e Hanna ho fatto vedere anche la campagna della Lega Serie A contro la guerra. E nei loro occhi ho letto gratitudine per la nostra vicinanza. A volte non ci rendiamo conto di quanto siano importanti anche i piccoli gesti»
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