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Savicevic
La morte di Silvio Berlusconi ha colpito molto i tifosi del Milane chi ha fatto parte della storia glorioso di quell'era vincente. In tanti hanno voluto rendergli omaggio in queste ultime ore. Tra questi anche Dejan Savicevic. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex rossonero ha ricordato il Cavaliere.
Oggi sarà in Duomo per i funerali: "Il presidente era davvero un secondo padre. Mi voleva bene e anch’io a lui. Lo saluterò per l’ultima volta, è stata una partenza difficile. Ho parlato con Daniele Massaro e gli ho detto che potevo prendere un aereo alle 11".
Savicevic ha proseguito: "Lui mi ha consigliato di aspettare, perché è un funerale di Stato, ci sono regole e restrizioni per la sicurezza. Va bene, capisco. Poi mi hanno richiamato e a quel punto sono partito in macchina, da Podgorica per Milano. Oggi in Duomo ci sarò anch’io, non posso mancare".
L'ex giocatore ha raccontato cosa sia stato Silvio Berlusconi per lui: "L’ho detto, un secondo padre. Sembra una parola grossa, esagerata, ma è così. Sentivo che mi voleva bene, che mi stimava, mi difendeva. Anche troppo... Ho fatto delle cazzate e ho sbagliato, ma lui sistemava tutto e mi diceva di stare tranquillo, di portare pazienza".
Savicevic ha raccontato anche un episodio a proposito delle sue intemperanze: "Una volta, contro l’Anderlecht, ho rifiutato di andare in panchina. È venuto fuori un casino, Capello si arrabbiò. Berlusconi duede ragione a Fabio, ma disse anche 'Dejan va capito. È un fuoriclasse e soffre perché non gioca'".
Indimenticabile la finale di Atene del 1994 con il trionfo rossonero: "Giocavamo contro il Barcellona, eravamo sfavoriti, spacciati. E invece abbiamo vinto quattro a zero". Le parole del presidente: "Lui non c’era, lo avevano appena eletto presidente del Consiglio. Mi telefonò il giorno prima della partita: “Caro Dejan, dicono che sei un Genio. Bene, dimostramelo contro il Barcellona”". E così fu: "Sì, dai, è andata bene. È stata forse la finale più bella. E quando penso a quel gol mi viene sempre in mente il mio Milan, Berlusconi e quell’ambiente meraviglioso. Siamo diventati così perché c’era lui, il nostro grandissimo presidente".
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