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Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan
"Delle prime quattro della Serie A, il Milan è la società che ha speso di meno. Meno dell’Inter, meno del Napoli e meno della Juve. Significa che i dirigenti sono stati bravi a mantenere in ordine i bilanci e a costruire una squadra molto competitiva. Chapeau!". Inizia così l'intervista ai microfoni di Arrigo Sacchi ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, realizzata il day after l'importante vittoria sul Napoli di Luciano Spalletti.
Vittoria meritata? - "Direi proprio di sì. Il primo tempo è stato molto prudente, sia da parte del Milan sia da parte del Napoli. Avevano paura di rischiare, evidentemente. I portieri non sono quasi mai stati impegnati, non ci sono state vere e proprie occasioni. Poi, però, il gol di Giroud ha spezzato l’equilibrio".
Bravissimo il centravanti francese e deviare il tiro di Calabria - "Un intervento che, allo stesso tempo, è frutto di istinto e di ragionamento. Guardate bene l’azione: lui rientra dal fuorigioco, dunque ha l’idea di poter partecipare all’azione, e poi con l’istinto dell’attaccante ci mette il piede per spedire il pallone in rete. Esecuzione perfetta".
A quel punto ci si aspettava l'immediata reazione del Napoli - "Non c’è stata subito, perché il Milan ha continuato a premere sull’acceleratore. Ho notato che sulle seconde palle, cioè sulle respinte, arrivavano per primi i rossoneri. Significa che avevano più energie da spendere, in quel momento. Poi, anche frutto della forza di volontà, c’è stata la reazione del Napoli, ma si è trattato di una reazione nervosa, non fondata sulle idee di gioco".
A conti fatti il Napoli non ha creato limpide occasioni da gol. Come mai? - "Le prestazioni piuttosto deludenti dei due esterni, Insigne e Politano, hanno condizionato lo sviluppo della manovra. E anche Zielinski ha fatto poco. Va però aggiunto che il Milan ha difesa in modo quasi perfetto. Un ottimo filtro dei centrocampisti, così che i difensori potessero affrontare con maggiore tranquillità gli avversari. La soluzione del Napoli, alla fine, è quasi sempre stata il passaggio, corto o lungo, a Osimhen che ha tanto coraggio, è veloce, bravissimo tecnicamente, ma non può mica risolvere tutto da solo".
Chi le è piaciuto di più del Milan? - "Due su tutti: Leao ed Hernandez. Leao sembra che abbia il motorino, mentre gli altri vanno in bicicletta. Punta l’avversario e lo salta con una facilità impressionante. Adesso deve diventare bravo a dare continuità alla sua azione. E poi Hernandez, quando è fisicamente a posto, è davvero un toro: ha forza e resistenza. Non molla mai. Nei minuti di recupero ha avuto l’energia per fare una volata di sessanta metri e regalare un assist d’oro a Saelemaekers. Mi è piaciuto molto anche Bennacer: ottimo nella fase di pressing e nel distribuire il gioco. E ho visto in crescita pure Kessie".
Che cosa ha frenato il Napoli, a parte la scarsa vena di Insigne e Politano? - "Ci si pensa poco, ma la storia conta parecchio. Il Napoli non è abituato a vincere, non ha dunque quella cultura del successo che è necessaria per arrivare in alto. Quando si vuole puntare allo scudetto, l’effetto ambientale è determinante. Ma io non considero il Napoli fuori dai giochi, tutt’altro. Ha perso un’occasione, questo sì. Però c’è tempo per rientrare e la squadra di Spalletti ha le qualità per risalire".
Che cosa può dare questa vittoria al Milan? - "Tanto entusiasmo. Se vinci uno scontro diretto in trasferta, come hanno fatto i rossoneri, ti carichi, ti convinci della tua forza, credi ancora di più in te stesso. E poi mi pare che fisicamente tutto il gruppo sia in fase di crescita. Ecco, c’è un aspetto da tenere sotto osservazione: il Milan ha molti giovani e i giovani sono tanto facili all’euforia quanto alla depressione. In questo momento si deve trovare il perfetto punto di equilibrio, ma Pioli, che sta facendo un lavoro eccezionale, e i dirigenti sanno come si deve intervenire in determinate situazioni".
Ora il Milan è favorito? - "Impossibile dirlo a proposito di una squadra così giovane. L’importante è che continuino a puntare sul gioco e sul gruppo. Soltanto in questo modo possono ovviare al deficit di esperienza e, di conseguenza, di qualità tecniche che hanno rispetto agli avversari. Il Milan è una squadra che patisce parecchio quando gli altri usano il fisico, la forza. Devono migliorare sotto questo aspetto e non dimenticare mai che un loro eventuale successo, che per me sarebbe un’autentica impresa viste le premesse, passa per la fluidità della manovra, per l’attenzione che tutti mettono dentro la partita, per lo spirito di sacrificio. Si vince con il collettivo, dove tutti partecipano alla fase difensiva e offensiva uniti da un filo invisibile che è il gioco".
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