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Tommaso Pobega in una delle sue rare apparizioni con la maglia rossonera della prima squadra.
MILANO - Il centrocampista del Milan in prestito allo Spezia Tommaso Pobega si è raccontato ai microfoni de La Giovane Italia. A intervistarlo Filippo Galli. Ecco le parole del classe '99.
IMPEGNO UNIVERSITARIO - “Sono iscritto all’Unipegaso alla facoltà di economia. Ho sostenuto un esame universitario prima della partita con la Sampdoria".
SULL'ARRIVO AL MILAN - "Mi ricordo benissimo l’emozione quando sono arrivato al Milan. I miei genitori e mio fratello non sono mai stati troppi assillanti. Nei primi colloqui fatti con lo staff del Milan non ero neanche presente perché i miei genitori volevano tutelarmi. Mi avevano quasi tenuto nascosto l’approdo al Milan per non crearmi aspettative”.
PERCORSO DI CRESCITA - "E’ difficile il percorso di crescita e le aspettative sui giocatori. Il salto è grosso dalla primavera alla prima squadra. Se si fa subito bene sotto età si pensa subito a portare i giocatori in prima squadra ma magari non si è totalmente pronti. Nelle prime esperienze professionistiche ho capito quanto fosse diversa l’esperienza, anche soltanto parlando dell’importanza del recupero palla".
SUGLI INSEGNAMENTI RICEVUTI AL MILAN - "Al Milan ci è sempre stato insegnato che l’obiettivo andava raggiunto, si poteva raggiungere anche con alcuni inciampi ma andava raggiunto. Ho capito che è giusto fare il percorso adatto, che non serve per forza saltare la categoria ma che se un determinato percorso mi può portare al risultato allora va seguito".
SU LOCATELLI E CALABRIA - "Su Locatelli ci sono state tante aspettative ma perché era partito benissimo e allora bisognava tentare una sorta di percorso che saltasse le categorie. All’inizio ha fatto benissimo e poi, come è normale che sia, è un po’ calato. Sui ragazzi del settore giovanile ci sono sempre i discorsi ‘bravo sì, ma..”. All’inizio a Calabria gli arrivarono tante lodi, poi critiche ma alla fine ognuno ha il suo percorso".
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