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Milan, Maldini: “La prima Coppa dei Campioni il mio ricordo più bello”

Redazione Il Milanista

Il dt rossonero Paolo Maldini, in un'intervista per "Sette", è tornato a parlare dell'addio al Milan di Donnarumma. Ecco le sue parole.

Il direttore tecnico rossonero, Paolo Maldini, sempre più impegnato sul fronte mercato per rinforzare il Milan, ha rilasciato una lunga intervista per "Sette", settimanale del "Corriere della Sera".

Sul ricordo più bello in Europa con il Milan "La prima vittoria in Coppa dei Campioni, per distacco. Barcellona, 1989, contro lo Steaua Bucarest. Forse una delle ultime partite in cui lo stadio era tutto con una squadra. Ora ci sono regole fisse sulla capienza, non ci sono più blocchi dell’est, non esiste più Ceausescu. La città era invasa dai nostri tifosi, fu una specie di esodo. Arrivando allo stadio, sia il nostro pullman che quello dello Steaua rimase bloccato in mezzo a questa marea rossonera. Il risultato era già scritto".

Sull'addio di Donnarumma"A volte so di sembrare quasi fatalista. Gianluigi Donnarumma è una bella persona, piena di emozioni. Io credo che in un mondo ideale l’unica vera motivazione di un calciatore dovrebbe essere la passione. Ma se il tuo obiettivo è quello di ottenere un riscatto sociale, e denaro da dare alla tua famiglia, che ha stretto la cinghia per te negli anni della tua infanzia, beh, anche quelle sono motivazioni. Da capire e rispettare. Per raggiungere certi risultati e una certa statura come giocatore, le motivazioni sportive sono fondamentali. Può succedere che le necessità di un giocatore non si combinino con quelle di una società. C’è chi riesce ad aspettare, e chi invece ha fretta. Non sta a me giudicare certe scelte".

Sul padre e la scelta tra Milan e Inter"Se chiudo gli occhi, ancora rivedo la scena. Avevo dieci anni. Eravamo in cucina, accanto al balcone, nella nostra vecchia casa a Città Studi. Magari confidava in una mia risposta di un certo tipo. Mi chiese anche se volevo stare in porta, a me piaceva molto, o fare il giocatore di movimento. E da allora, non mi chiese mai di diventare qualcuno. Mi ha sempre ripetuto quel che io oggi dico ai giocatori del Milan. Vuoi fare questo lavoro? Dai il massimo, rispetta il gruppo e le persone. Siate onesti e non avrete rimpianti. Alla fine, noi siamo quel che sono stati i nostri genitori, non si scappa da questo destino".