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Antonini: “La maglia del Milan ha un valore speciale per me”

Luca Antonini

Luca Antonini, ex terzino del Milan, ha rilasciato un'intervista in cui ha parlato degli anni trascorsi con i rossoneri. Ecco le sue parole.

Redazione Il Milanista

Luca Antonini ha rilasciato una lunga intervista per "Grandhotelcalciomercato.com" dove ha parlato del suo passato con la maglia del Milan. L'ex terzino rossonero è cresciuto nelle giovanili del club di Milanello. Con il Diavolo ha collezionato in totale 111 presenze, segnando una sola rete. Era il 15 maggio 2010, nella sfida a San Siro contro i bianconeri, quando trovò per la prima e unica volta il gol con la maglia del Milan, in occasione della sua centesima presenza. Con i rossoneri ha vinto lo scudetto della stagione 2010-2011 la Supercoppa italiana nel 2011. Queste le sue dichiarazioni.

Sul Milan: "Sono cresciuto nel vivaio rossonero, tifando Milan: quella maglia è pesantissima. E, per chi esce dal settore giovanile, lo è tre volte di più. Poi per me, che ho fatto tanta gavetta, ha sempre avuto un valore speciale, fantastico. Degli anni del Milan ho ricordi emozionanti. Giocare accanto a Calciatori veri, con la C maiuscola, sia in campo che fuori, è stato qualcosa di incredibile. Ricordo che Galliani, il sabato prima di un Sampdoria-Milan, mi prese sotto braccio e mi disse: ‘Da domani tocca a te’. Fu qualcosa di magico, probabilmente è stato il mio giorno più bello in rossonero".

Sul ritorno in rossonero"Il Milan non si era qualificato in Champions, ma in Europa League, e quell’anno si erano ritirati due dei terzini più forti della storia: Serginho e Cafù. La dirigenza non aveva a disposizione un gran budget per il mercato, allora optarono per una soluzione creativa. Al tempo, c’erano quattro giocatori in comproprietà tra Milan ed Empoli: Pozzi, Marzorati, Abate ed io. Il dottor Galliani si accordò con il ds dei toscani Pino Vitale e scelse di portare a Milano me e Ignazio, cedendo alla controparte Pozzi e Marzorati".

Sullo spogliatoio"In spogliatoio c’era un clima bellissimo. Robinho era l’animatore delle feste e io lo aiutavo in questo importante compito. Ibra scherzava sempre, fuori dal campo, mentre appena toccava palla diventava una iena: voleva vincere sempre, e spesso ce la faceva. Ancelotti, persona splendida, non ha mai alzato la voce. Bastava lo sguardo. E Maldini… che etica del lavoro: Paolo era un modello, anzi il modello. Per me e tutti gli altri. L’atmosfera fantastica del gruppo mi ha sempre spinto ad andare al campo felice e motivatissimo".

Sullo scudetto"La stagione iniziò con un discorso di Berlusconi davanti a tutti i giocatori: ‘Arriva Ibra. Stiamo costruendo una squadra fortissima per tornare a vincere il campionato’. Eravamo troppo più forti degli altri: sapevamo di avere la vittoria in pugno e siamo stati bravi a prenderci ciò che ci meritavamo".

Sul famoso "gol di Muntari""Avremmo vinto anche l’anno successivo, ne sono convinto. In molti pensano che il gol di Muntari, se assegnato, non avrebbe cambiato le sorti. Io ho l’idea opposta: quella rete avrebbe dato più coraggio a noi, ma soprattutto avrebbe influito sulla mentalità della Juventus. Nel primo tempo li abbiamo uccisi, meritavano la sconfitta: se fosse andata così, avrebbero capito di essere inferiori al Milan".