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Messias: “Ricevute minacce per non andare al Milan, 2-3 anni e poi smetto”

Messias
Junior Messias ha parlato delle minacce ricevute al suo arrivo al Milan, del gol in Champions League e del suo futuro
Giulia Benedetti Redattore 

L’ex giocatore del Milan, Junior Messias, ha rilasciato un'intervista a La RepubblicaSull’arrivo in Serie A: "È bello non porsi limiti, ogni volta che salivo una categoria mi domandavo se fossi stato all’altezza. È stato così nel primo anno di Eccellenza come in A. Sono partito dai campionati Amatori e sono arrivato a fare gol in Champions".

Sul gol in Champions: "Al Metropolitano, uno stadio che è un gioiello. Se non vincevamo, eravamo fuori: entrai al 78’, segnai di testa a tre minuti dalla fine. Saltai due avversari e allargai verso Teo Hernandez che la diede in profondità per l’inserimento di Kessié e sul cross mi feci trovare al posto giusto. Ricorderò quel gol per tutta la vita e non lo dimenticheranno anche i milanisti. A fine gara piangevo: dall’Uisp al gol decisivo in Champions, un sogno! Mi è venuto ad abbracciare Ibrahimovic: “Non fare così, altrimenti piango anch’io”. Ma non diciamo che Ibra era commosso altrimenti mi uccide… Chi non lo conosce non può immaginare che personaggio straordinario sia. Grande umanità e incredibile simpatia".

Sulle minacce ricevute: "Due o tre anni alla grande e poi smetto. Il calcio stanca, i 2 anni al Milan non sono stati facili. Anzi, all’inizio molto complicati. C’erano anche stati dei tifosi che mi avevano minacciato: guai a te se vieni al Milan. Sono abituati a giocatori con un pedigrée importante, venivo dal Crotone e sino a pochi anni prima giocavo in Eccellenza e in D. Posso però dire con soddisfazione che alla fine hanno apprezzato il mio lavoro".

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