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Maldini: “A 10 anni il provino al Milan, chiesi: “Che ruolo libero c’è”?”

L'ex direttore e capitano del Milan è stato ospite al PoretCast di Giacomo Poretti, nel quale parlato di molti temi legati alla sua carriera

Paolo Maldiniè tornato a parlare. L'ex capitano e dirigente del Milanè stato ospite al PoretCast, podcast di Giacomo Poretti. L'ex direttore dell'area tecnica ha toccato diversi temi della sua carriera, dentro e fuori dal campo.

Tutta la carriera passata al Milan: "E' difficile che un giocatore inizi e finisca nella stessa squadra. Ai miei tempi non c'era la moda di andare all'estero. Ho avuto la fortuna di trovare una squadra e il Presidente Berlusconi che avevano i miei stessi obiettivi".

Il provino al Milan: "Ho cominciato ai giardini, in zona sud di Milano, andavo alla scuola Leonardo Da Vinci, poi la Pio X. All'epoca non ti potevano tesserare prima dei 10 anni, quindi aspettai quell'età per andare a fare un provino al Milan. Mi chiesero quale ruolo facessi e risposi: "Che ruolo libero c’è?". Infatti iniziai da ala destra, poi a 14 anni passai difensore. Mi fece firmare mister Braga: nella sua relazione c'era scritto che non stavo mai fermo".

La vittoria più importante: "La prima volta che vinci ti rendi conto che puoi farlo. Il primo Scudetto con Sacchi mi ha fatto capire di poter vincere e mi è rimasto impresso".

La sconfitta più pesante: "Quando perdi una finale Mondiale o una semifinale contro Maradona non è facile. Anche con il Milan a Istanbul avevo segnato dopo 40 secondi. Dopo il gol pensai: "Serata strana, per segnare io in finale di Champions dopo 40 secondi..."".

Sui Derby: "Ho iniziato a giocare abbastanza giovane, quando arrivi nello spogliatoio ti rendi conto come stai, se bene o meno, è tutta una questione di tensione. Abbiamo fatto anche dei Derby in Champions League, ti ricordi? (ride, ndr). In quel frangente la tensione era ai massimi livelli. Poi dopo quando hai una certa età aspetti solo quella partita. Quando mi chiedono che cosa mi manca rispondo l'ambiente dello spogliatoio e quel mix tra paura ed emozione prima della partita, il contatto e l'adrenalina della gente. 80 mila persone sono tante. Sono quello che ha fatto più Derby di tutti".


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