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Lupi: “Pobega ha bisogno di giocare. E al Milan…”

Redazione Il Milanista

In merito al possibile impatto di Tommaso Pobega in rossonero la redazione di 'PianetaMilan.it' ha intervistato in esclusiva Alessandro Lupi.

In merito al possibile impatto di Tommaso Pobega in rossonero e al rendimento di Matteo Gabbia, la redazione di 'PianetaMilan.it' ha intervistato in esclusiva Alessandro Lupi, ex tecnico dei due giovani talenti sopra citati, ai tempi del Settore Giovanile del Diavolo.

Cominciamo da Pobega: è pronto per il Milan?"Tommaso ha il Milan nel sangue, però - forse - altre due stagioni in club intermedi potrebbero essergli utili".

Per quali ragioni non potrebbe impattare al top sul Milan di Pioli?"Alt, non fraintendetemi. Alla fine il calcio ti porta in un'unica direzione che è sempre quella a cui sei destinato. Se in questo momento storico Tommaso verrà ripreso dal Milan, allora vorrà dire che è pronto per il Milan. Il mio discorso era un altro...".

Si riferiva al "peso" di San Siro e della maglia del Milan? "Sicuramente approdare nell'attuale Milan vuol dire dover dimostrare tutte le partite di essere un calciatore da Milan. Più che altro, il mio discorso è legato allo spazio. Pobega è in classe 99', ha bisogno di giocare. Conviene che approdi nell'attuale Milan, con il rischio di non giocare titolare?".

Qual è il ruolo più congeniale a Pobega"Con me, negli Allievi Lega Pro, faceva il play. Ho poi seguito tutto quanto il suo sviluppo di carriera: sia a La Spezia, sia a Torino ha dimostrato di poter fare tutto. Può giocare a due, ma anche a tre. E a tre può fare sia la mezz’ala di non possesso, sia il play”.

Potrebbe patire la concorrenza di Tonali? "No, la vicinanza a Tonali può solo fungere da stimolo. Pobega è un calciatore di grande personalità. Con l’ex Brescia può soltanto migliorarsi e esaltarsi".

Dopo Pobega, Lupi passa a parlare di Matteo Gabbia. Come giudica, invece, l’exploit del “suo” Gabbia?“Sono molto soddisfatto del percorso che sta facendo, anche perché un “piccolo” merito l’ho avuto anche io: fui il primo a schierarlo da difensore centrale”.

Cosa la indusse a compiere tale mossa?“Un’intuizione. Matteo faceva il play, proprio insieme a Pobega. Mi convinceva molto, ma avevo intuito che - in caso avesse giocato da centrale difensivo - avrebbe avuto una carriera molto più importante”.