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Leonardo: “Ero in pensione a 32 anni, Galliani è stato un’università”

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In occasione del suo compleanno, l'ex giocatore, allenatore e dirigente del Milan è stato intervistato da Globo Esporte, toccando molti temi

In occasione del suo compleanno, Leonardoè stato intervistato da Globo Esporte. L'ex giocatore, allenatore e dirigente del Milan ha parlato del suo periodo rossonero. La fine della carriera in campo: "Era a Milano. Mi piaceva quella parte del Milan, come funzionavano le cose. Ma è stato il rapporto con Galliani a portarmi a fare questo passaggio. Mi chiese: ‘Fai una cosa, Leo, comincia a venire alle mie riunioni, comincia ad andare al marketing, comincia a vedere tutto’. Conoscevo tutti e così mi sono tuffato. Mentre giocavo partecipavo e così via. Il pomeriggio andavo agli incontri, andavo con lui. Finché non è arrivato un momento di crisi. Lui mi chiama e mi chiede se voglio smettere di giocare. Rispondo: 'Ho già smesso, vero?'. E mi chiamò come suo assistente".

Il passaggio in panchina: "Dopo sei anni Galliani mi chiese di diventare l’allenatore della squadra, cosa che non mi interessava, perché non mi vedevo come un allenatore. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l’Italia campione del mondo (2006), era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, ancora Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine perdemmo contro il Manchester United, ma fu un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra aveva brillato".

L'ammirazione per Galliani: "Nella mia mente ero in pensione a 32 anni. Sono rimasto con lui per sei anni. Dal 2003 al 2009. Per me è stata un’università, perché stavo a guardare tutto quello che accadeva a tutti i livelli dirigenziali del club, ma senza la responsabilità della decisione. Prendemmo Kaká, Pato, Thiago Silva… In quel periodo partecipammo a tre finali di Champions League, con due vittorie. Nel 2003 il Milan vinse ai rigori contro la Juventus, a Manchester. Nel 2005 perse contro il Liverpool, a Istanbul, per poi vincere nel 2007 contro lo stesso Liverpool, ad Atene. Era una scuola. Una persona che ha una visione a 360 gradi di tutto. Sa tutto del calcio. Per me è stato il più grande dirigente che abbia mai visto nel calcio e una persona che amo ancora oggi".

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