Negli ultimi anni il calcio femminile è cresciuto sempre di più in Italia, appassionando milioni di tifosi. Sono sempre di più le donne che si avvicinano a questo fantastico sport e che decidono di intraprendere questa carriera, al pari degli uomini. Ne è testimone Valentina Bergamaschi, giocatrice del Milan Femminile e della Nazionale Italiana, che ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Rivista Undici. La 25enne è diventata il simbolo della squadra rossonera, lei che ha già collezionato più di 40 presenze in campo internazionale. La giovane è uno dei volti Nike e rappresenta il calcio femminile in Italia, che dal primo luglio è diventato ufficialmente uno sport professionistico. Vediamo di seguito le sue dichiarazioni:
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Bergamaschi: “Amo fare la calciatrice, essere capitano è un’emozione”
Sulla scelta di diventare una calciatrice: “Io amo fare la calciatrice, non posso essere dispiaciuta di questa cosa e non cambierei nulla della mia vita, perchè è proprio la persona che voglio essere, è quello a cui voglio ambire”.
Sul suo ruolo in campo: “Da piccola giocavo punta centrale. Poi mi hanno spostata sempre più esterno, quando abbiamo iniziato ad allargarci con il campo. Mi vedevano rapida, poi ero piccolina…Ho iniziato a giocare sulla fascia fino a che non è arrivato questo 3-5-2 dove io faccio il quinto, tutta la fascia avanti e indietro. Mi piace, mi piace segnare e mi auguro di continuare a farlo, perchè è una cosa che avevo perso e ora ho ritrovato. Mi avevano spostato un po’ più indietro rispetto a dove gioco ora, però amo segnare, dribblare, vedere la porta. La mia propensione è quella di andare avanti”.
Se dovesse descrivere che cos’è il calcio professionistico femminile: “Non te lo so descrivere, perchè mi brillano gli occhi solo a pensare alla mia carta d’identità dove al posto di studentessa ci sarà scritto calciatrice”.
Sull’emozione più grande vissuta da giocatrice: “In Francia, dove abbiamo cantato l’inno davanti a 40mila persone. Mi tremavano le gambe e piangevo. E poi anche portare la fascia di capitano, perchè non è facile”.
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