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Gabriele Gravina
Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport.
Sull’uscita dalla crisi: “Una montagna che iniziamo a scalare. Il protocollo sanitario è una vittoria. La soglia del 35 per cento di contagiati ci pone al riparo da divieti difformi delle singole Asl. Non accadrà più che si giochi con undici positivi e si resti bloccati per tre. È una garanzia che il virus non intaccherà d’ora in poi la regolarità della competizione”.
Sulla capienza degli stadi: “La garanzia è il dialogo istituzionale. Il limite dei cinquemila spettatori è stato un atto di responsabilità. L’auspicio è che, usciti tutti vaccinati dal picco, si torni a una capienza del cento per cento. Il calcio si confermerebbe apripista della sicurezza e della normalità”.
Sulle plusvalenze: “Le plusvalenze fanno parte della vita attiva dell’impresa. Vanno perseguite quelle truffaldine. Aspettiamo che la magistratura chiarisca, ma non facciamo di tutta l’erba un fascio. Poi stiamo studiando se eliminare le plusvalenze dagli indicatori di bilancio per autorizzare nuovi investimenti sportivi”.
Sui procuratori: “Bisognerebbe chiederlo a quei presidenti che sono accondiscendenti con loro. Diventano così ricchi e potenti perché qualcuno li paga. La Figc è stata la prima federazione a proporre un principio di controllo su provvigioni e intermediazioni. Ma serve una decisione internazionale della Fifa. Altrimenti se io pongo un tetto, non faccio che favorire il mercato straniero”.
Sulla riforma: “Aspetto che si compongano i nuovi organi della Lega Dilettanti, poi si parte. Entro il 30 giugno si cambia. Dobbiamo mettere in sicurezza il sistema, vuol dire puntare alla sua sostenibilità”.
Sul Var: “Ribadisco l’invito, il Var c’è per essere usato tutte le volte in cui può aiutare. Poi occorre separare le carriere e la formazione professionale in maniera netta: l’arbitro in campo è un profilo diverso dal collega davanti all’occhio elettronico. E da ultimo bisogna tutti studiare meglio il regolamento, e questo vale anche per i club”.
Sulla possibile esclusione dal Mondiale: “Neanche per sogno. Se tutto dipendesse dai risultati, la vittoria agli Europei varrebbe quanto un bonus di quattro anni. Ma non tiro io i calci di rigore. Il sistema che ho trovato non aveva prospettive. Oggi siamo nel cuore di un rinnovamento che non si fermerà, a prescindere dai risultati. Certo, mi dispiacerebbe non centrare il risultato, ma non sono preoccupato per me. Vado avanti”.
Su Mancini via senza Mondiale: “Questo lo valuteremo insieme, ma il percorso avviato con Roberto non è legato a un singolo risultato. C’è un progetto che ha già dato risposte importanti, in termini di entusiasmo e rilancio dell’immagine della Nazionale”.
Conclude parlando di Joao Pedro e Luiz Felipe: “Decide il c.t., per noi sono Azzurri”.
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