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Fabio Capello
Fabio Capello ha rilasciato delle dichiarazioni a Il Messaggero su Silvio Berlusconi, ex presidente del Milan scomparso ieri mattina. Primi ricordi con il Cavaliere: “A lui devo tutta la mia vita da allenatore. Dopo 4 anni di scrivania mi chiamò al Milan. La cosa mi stupì ma mi rese orgoglioso. Avevo iniziato con le giovanili poi divenni il vice di Liedholm. Alla fine della stagione 86-87 il Barone stava per essere esonerato e mi venne chiesto se me la sentivo di prendere la prima squadra”.
Sul ritorno al Milan: “Dissi di sì ma quando parlai con Berlusconi chiesi che Nils potesse restare vicino a me almeno sino al termine di quel campionato. Poi tornai alla Mediolanum e mi richiamò quando non me lo aspettavo più. Quando sei al Real capisci di trovarti nel club più forte del mondo. Eppure, quando arrivò la telefonata, non ci pensai un attimo. Dopo aver vinto la Liga, a malincuore andai dal presidente Sainz e gli dissi "Mi deve lasciare andare, a quell'uomo devo tutto".
Invece ai microfoni di Sky Sport ha dichiarato: "Silvio Berlusconi era un personaggio unico, con una forza e un carisma che ho visto in poche altre persone. Tanti hanno cercato di fare come lui senza riuscirci, aveva capacità manageriale e capacità di trovare uomini giusti per raggiungere gli obiettivi. Sapeva scegliere. Ha fatto cose incredibili".
Sul primo incontro a Milanello: "Ricordo la prima volta a Milanello, disse di voler far diventare il Milan la squadra più forte del mondo, e ci riuscì. Ha creato televisioni, ha creato il Milan. Capiva subito chi era importante e chi aveva idee giuste, ma anche i momenti in cui intervenire. Di tutti gli acquisti che ha fatto, fra giocatori e allenatori, ne ha sbagliati pochi".
Sapeva anticipare i tempi: "Al Milan, con Braida e Galliani, aveva sempre la capacità di rinnovarsi e avere le idee per anticipare i tempi e continuare a vincere. Abbiamo sempre partecipato alla Champions, è stata una fortuna per me e per il Milan. Indovinare gli acquisti era anche facile, perché se chiedevi a un giocatore di venire al Milan non diceva mai di no. Ora è molto più difficile. Era anche un uomo alla mano e di una generosità unica".
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