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Andrea Bertolacci
Andrea Bertolacci ha rilasciato un’intervista a Tuttomercatoweb.com. Tra le tante tematiche affrontate, il giocatore ha parlato anche della sua esperienza al Milane della lotta scudetto. Ecco le sue dichiarazioni:
Sulla nuova vita a Kayseri: "A Istanbul sono stato benissimo, ero al Karagumruk, in un club dove giocavo con tanti amici ed ex compagni. Con alcuni di loro ho giocato al Genoa e al Milan, il gruppo era affiatato. Qui a livello di squadra mi trovo bene, il club è molto serio. La città è abbastanza grande, una delle più ampie della Turchia. Molti europei vengono a visitarla, perché poi vanno in Cappadocia. Però la differenza la vedi".
Sull’esperienza al Milan: "È difficile da spiegare. Io ho sofferto molto gli anni rossoneri, ho avuto infortuni in serie e non ero abituato. Nei primi quattro o cinque anni di carriera avevo avuto solo un piccolo stop. Nulla di grave. Da lì è iniziato un momento difficile, quando trovavo spazio poi mi facevo male. Quando avevo la possibilità di ritornare mi fermavo ancora, quindi dovevo riniziare tutto da capo. Non era facile mentalmente. Il Milan è un club che ti chiede molto, è importante, vuole vincere".
Sul periodo al Genoa: "Sì, ho fatto molte partite, era tornato con fiducia. Poi avevo un allenatore, Gattuso, che mi ha voluto fortemente, mi ha convinto e quasi costretto a rimanere. Mi sarei rimesso in gioco, ero a un anno dalla scadenza. Purtroppo sono stati stagioni di stravolgimento, prima con Berlusconi e Galliani, poi Barbara, i cinesi, sono ritornato e c'era Elliott, è stato particolare. E ho anche giocato parecchio, poi non ero abituato a farmi male. L'ultimo anno c'erano promesse, non mantenute".
Sulla lotta Scudetto: "Da una parte dico vinca il migliore. Avendo giocato nel Milan... Spero che alla fine lo vincano loro, è la mia ex squadra, sarei contento per alcuni compagni che ancora conosco e sono lì. C'ero al primo anno di Elliott, si vedeva il lavoro fatto da Maldini, volevano tornare a certi livelli. C'era ambizione, un progetto serio. Se oggi sono lì è anche per quello che è stato fatto, io rimango un tifoso milanista".
Sul calcio italiano: "Il messaggio che vorrei mandare è quello di puntare sui nostri talenti. La storia va avanti da un po', si preferisce il calciatore straniero a quello italiano. Qui è necessario avere tre giocatori turchi, dall'anno prossimo saranno quattro con la nuova riforma. Non gli si può contestare nulla, è un paese che tiene molto ai valori e alla popolazione. Mi dispiace vedere sempre meno italiani, tutto si riflette poi sulla nostra Nazionale. Anche io ho iniziato a 18-19 anni, uscito dalla Roma, ma ho avuto la fortuna di scegliere una piazza come Lecce che dopo sei mesi era in A. C'era anche un allenatore, De Canio, che puntava molto su di me. Ci sono tanti incastri che devono andare bene per giocare in Italia. Si etichetta ogni giovane come nuovo fenomeno, sarebbe meglio non farlo".
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