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Ibrahimovic: “Sto meglio, sto aiutando la squadra in ogni modo”

Redazione Il Milanista

Lunga intervista di Zlatan Ibrahimovic ai microfoni di Sky, che ha parlato del suo recupero dall'infortunio e ha toccato diversi argomenti

Lunga intervista di Zlatan Ibrahimovic ai microfoni di Sky, che ha parlato del suo recupero dall'infortunio e ha toccato diversi argomenti: "Sto meglio, ma Ibra manca al Milan e il Milan manca a Ibra. Non so ancora quando potrò tornare a giocare, ma intanto sto aiutando la squadra in tanti modi. Ora giochiamo per vincere tutto grazie al collettivo, è questa la nostra mentalità. E la seconda stella non è un sogno ma un obiettivo. Lukaku? Nessun messaggio per lui. Leao fortissimo, quando lo scoprirà farà uno step ulteriore".

Come stai?: "Sto bene, sto migliorando. Sto seguendo il mio protocollo, ogni giorno che passa sto migliorando"

È passato un po' di tempo dalla tua ultima partita. Come hai aiutato la squadra in questo periodo?

"Quando ci sono le partite si vede molto che sono vivo in panchina. Sto provando ad aiutare la squadra in tutti i modi, ma quando non sei in campo non è facile. Ci sto provando in ogni modo a dare motivazione, adrenalina, spingendo i compagni a fare meglio soprattutto quando sbagliano. Ma la squadra sta facendo molto bene, al momento siamo secondi e siamo cresciuti tanto: quelli che erano giovani si sono assunti più responsabilità e sono diventati più maturi, mentre chi era qua quando abbiamo vinto sa cosa si deve fare per vincere ancora"

Cos'è che ti è mancato in questi ultimi mesi?

"Alla squadra manca Ibra e a Ibra manca la squadra. Manca tutto, quando sei in campo è tutta un'altra cosa: c'è l’adrenalina, il pubblico, l'odore del campo, i duelli. Manca sentirsi vivo dentro il campo. Non posso spiegare la sensazione che c’è in campo, quando si smette non c’è più quell’adrenalina che è difficile da trovare altrove. È tutto questo che mi manca, ma quando mi sono operato mi sono detto che devo avere pazienza perché poi la soddisfazione sarà ancora più grande e sarà tutto più bello. Al momento, però, serve solo pazienza"

Hai deciso di operarti nel momento in cui avete vinto lo scudetto o avevi già deciso prima?

"Ho deciso di operarmi per la mia salute, per stare bene, non per giocare. Non stavo bene, negli ultimi sei mesi stavo veramente male e chi è dentro la squadra e lavora con noi sapeva quale fosse la situazione. Purtroppo non si poteva parlare di questa cosa perché la squadra era in una situazione delicata, potevamo vincere lo scudetto e soprattutto io non volevo che si parlasse di questa cosa per una questione di rispetto per me e per la situazione. Non volevo che qualcosa potesse disturbare la squadra in un momento così importante o potesse portare negatività. Abbiamo deciso poi con l’allenatore, il club e lo staff medico di fare l'operazione dopo l'ultima partita. A quel punto abbiamo fissato l'obiettivo, stare bene per poi riprendere a giocare a calcio"

Quando tornerai in campo? Magari per gli ottavi di Champions?

"Se fosse dipeso da me, sarei tornato per la prima partita di campionato. Ma purtroppo non è così, non c'è una data e nemmeno un obiettivo. Quando starò bene e sarò pronto, rientrerò. Ho già un'esperienza dopo il mio primo infortunio, a volte quando si fissano degli obiettivi poi non si è ancora pronti. Quando sarà ancora non lo so, ma l'importante è che sto seguendo tutti gli step per rientrare e rientrare bene, perché non voglio che si faccia giocare Ibrahimovic per quello che ha fatto in passato. Voglio portare risultati quando rientro, altrimenti vado in panchina o in tribuna"

Quando sei tornato al Milan hai detto che avreste dovuto vincere lo scudetto e sembrava una follia. Adesso come vedi questa squadra?

"Dal primo giorno in cui sono tornato la squadra è molto differente. Quando sono arrivato non mi sembrava una squadra che voleva vincere lo scudetto o che era pronta a fare ciò che sta facendo oggi. La squadra di oggi, invece, ha voglia di fare, fame di migliorare e tutti hanno l'obiettivo di vincere. Prima non c'era un pensiero collettivo ma più individuale, ora tutti hanno l'esperienza di aver vinto e sanno cosa serve per farlo ancora. Se non vinci, è difficile. Il mister ha la sua filosofia, tu lo segui ma non vinci, e se non vinci perdi la tua credibilità. Noi invece abbiamo seguito la filosofia del mister e alla fine abbiamo vinto: in questo modo allora si ottiene una grande credibilità. Questa è la cosa importante, se si lavora e non ti torna qualcosa diventa difficile credere in quello che si fa, ora qui invece è entrato tutto ciò per cui abbiamo lavorato"

Sogni la seconda stella del Milan?

"È un obiettivo. In base alla mia esperienza penso che è bello avere un sogno, ma questa è una cosa differente. Questo è un obiettivo: si fa, non si sogna. Altri lo sognano, noi lo facciamo"

Potevi ritirarti dopo lo scudetto e hai deciso di continuare ancora. Qual è la sfida che ti tiene ancorato al calcio?

"Per me la sfida è fare sempre di più. Non sono mai soddisfatto, voglio sempre avere di più e fare di più. Ma la mia situazione adesso è differente, non è come dieci anni fa, quando l'ego era più grande. Adesso con la mia esperienza, con l'età e con la maturità, penso a dare indietro ciò che ho ricevuto, come è successo quando sono tornato al Milan. Ero il più vecchio di tutti, quello con più esperienza e non ero lì per prendere ma per dare a tutta la squadra, per aiutarla a migliorare collettivamente e individualmente. Il mio obiettivo oggi è ripetere quello che ho fatto per vent'anni, ma in un modo differente: non sto pensando di poter fare tutto da solo, perché da giovane è normale pensare così, adesso sono più realista e sono a disposizione del mister per essere usato in maniera differente. Accetto le scelte del mister anche se non vanno sempre verso la mia direzione, ma questo è normale"

Quanto c'è del Milan nel Mondiale che sta facendo Giroud?

"Olivier è un grande e chi lo conosce lo sa. Per noi è stato fondamentale, troppo importante, soprattutto quando non riuscivo a giocare io. C'era lui che faceva il lavoro che mancava. Poi ha fatto bene, ha vinto e chi vince rimane nella storia. Come persona poi è fantastico: è un professionista, elegante e sempre disponibile. Quello che sta facendo per noi non è una sorpresa: lo sta facendo con il Milan, perché non dovrebbe farlo in Nazionale? Siamo felici per lui e speriamo possa continuare fino alla fine"

Gli hai trasmesso tu questo elisir dell'eternità? Gli hai spiegato come si diventa determinanti?

“No, Giroud è un professionista. È molto serio, come persona e come calciatore. E poi sono il suo idolo, anche se lui non lo dice. Sono il suo esempio, anche se non lo dice. Penso che sa già cosa deve fare per stare bene. Un calciatore, quando arriva a quell'età, o sa già cosa fare per continuare oppure smette. Lui è un grande professionista e questo va bene per la squadra, così i più giovani hanno anche un altro esempio. Guardano lui, Kjaer, oltre che me, e questo è importante"

Se fossi Leao, penseresti che il Milan sia l'ambiente giusto per crescere ancora?

"Penso di sì. Leao per noi è molto, molto importante. È uno di quelli che sta facendo la differenza. È stato il miglior giocatore della Serie A l'anno scorso, sta bene. Facendo un'altra scelta, bisogna ricominciare da zero. Non è sicuro che uno sia pronto o maturo per questo, quando è arrivato qua non era un giocatore che faceva la differenza. Poi è cresciuto e adesso ha grande fiducia. Il mister gli dà anche grande libertà di fare ciò che vuole. Queste situazioni in un altro club non è che si verificano subito: dipende da te, devi crearle queste situazioni. Da noi invece sta bene, sorride sempre, anche prima di fare gol. Deve continuare a stare bene, questa è la cosa più importante. Per le cose extra-campo, purtroppo, noi colleghi possiamo fare poco, ognuno deve pensare al suo".