A spiegare nei dettagli il suo ruolo è stato lo stesso ex attaccante: in una lunga intervista concessa al The Athletic, Zlatan Ibrahimovic ha illustrato i suoi compiti nel Milan di RedBird.
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Ibrahimovic: “C’è bisogno di identità. Un vincente crea vincenti”
“No. La vita di un allenatore dura fino a 12 ore al giorno, non hai tempo libero. Il mio ruolo è quello di connettere tutto, di essere un leader dall’alto e di assicurarmi che la struttura e l’organizzazione funzionino: devo tenere tutti sulle spine“.
“Fabio Capello alla Juventus mi stava distruggendo e costruendo allo stesso tempo: un giorno eri una me**a, quello dopo il migliore. Quando pensavi di essere il migliore, ti distruggeva e andavi in confusione: sono il migliore o sono una me**a? Non lo capivo, davo il 200% ma a livello mentale non c’era equilibrio. Ma alla fine ha funzionato, sono diventato il migliore“.
Ma per Zlatan “non serve solo quello“. Nell’idea di Ibrahimovic “c’è anche bisogno di identità, cultura e tradizione che devono arrivare dal club, oltre che di un allenatore. Un vincente crea vincenti: quando entri nel club, come giovane talento o giocatore con potenziale, il club ti deve plasmare affinché tu cresca capendo come funziona un club e come funziona l’ambiente circostante“. E al Milan, chiude, “vogliamo portare questa filosofia in modo positivo“.
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