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Galli: “Nel calcio non basta solo il talento, il giovane migliore che ho coltivato…”

Settore giovanile Milan
L’ex giocatore del Milan Filippo Galli ha rilasciato delle dichiarazioni in occasione dell’uscita del suo nuovo libro
Giulia Benedetti Redattore 

L’ex storico giocatore del Milane poi responsabile tecnico del Settore Giovanile del Milan e della Federcalcio, Filippo Galli, ha rilasciato un’intervista a Vanity Fair in occasione dell’uscita del suo libro “Il mio calcio eretico. Dai trionfi con il Milan al lavoro con i giovani” (edito da Piemme).

Sui giovani: “Non sempre si vede subito se un giocatore ha le doti per emergere, va educato, nel senso latino, ex ducere, tirare fuori, va fatto in modo che possa emergere, creare le condizioni, il contesto di allenamento e di gara.Bisogna capire che in quella persona c'è un talento che emergerà”.

Sul calcio come sport di squadra: “Il talento non basta a se stesso ha bisogno degli altri. Mi hanno dato dell’eretico, per aver fatto mie e portato nel contesto di lavoro teorie sull’apprendimento tenute finora lontane dal calcio. Per il mio desiderio continuo di andare sempre avanti, di provare a educare i giovani sin dal principio a un’idea di calcio propositivo, di considerare il calciatore una persona nella sua interezza, curando e coltivando non solo le sue doti fisiche, tecniche e tattiche, ma anche le sue relazioni con gli altri, le sue attitudini mentali, il suo benessere psicologico, con la ferma consapevolezza che queste componenti non possano essere separate l’una dalle altre”.

Sulla complessità di un giocatore: “C'è un insieme di persone perché è necessario uno sguardo multidisciplinare: la tecnica, la tattica, l'aspetto atletico, quello mentale, quello emotivo.Non possiamo pensare di avere soltanto una competenza tecnica che sia definita e che sia circoscritta, abbiamo bisogno di un team con persone che riescano a collaborare dentro e fuori dal campo. Io allenatore devo essere per primo capace di collaborare”.

Sulla Nazionale: “Gli allenatori, gli staff e gli stessi ragazzi hanno sempre poco tempo a disposizione per poter stare insieme e quindi creare quelle dinamiche, quelle relazioni di gioco che sono importanti. Il fatto di stare in campo insieme e di comprendersi”.

Quale giocatore ha trovato e coltivato: Gianluigi Donnarumma aveva già una certa maturità dal punto di vista proprio della struttura psicologica: è venuto da noi al Milan a 14 anni. Aveva questa capacità di reagire all'errore quasi senza subirlo senza che determinasse chissà quali problemi”. Nel frattempo, parlando del mercato del Milan, grandissima attenzione. Annuncio folle: "Scambio clamoroso! Theo Hernandez in cambio di..." <<<