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Ferrario: “Oggi il settore giovanile è ancora meglio dei miei tempi”

Redazione Il Milanista

Carlo Ferrario ha parlato ai microfoni di MilanNews.it della sua avventura al Milan iniziata alla giovanissima età di 11 anni

Ai microfoni di MilanNews.it è intervenuto l'ex rossonero Carlo Ferrario, oggi attaccante del Sangiuliano City in Serie D, dopo essere arrivato a 11 anni al Milan, dove ha sfiorato l'esordio in Serie A. Ecco le sue parole

Come sei arrivato nel Settore Giovanile del Milan? -  “Io vengo da un paesino in provincia di Como, Porlezza. Qui in paese ho iniziato a giocare alla Porlezzese. Quando ho compiuto 11 anni Luigi Rampoldi, che ha lavorato una vita nel Milan come osservatore e anche lui viene da un paesino vicino al lago di Como, mi ha visto giocare e parlando con i miei genitori li ha avvisati di questa possibilità. Mia mamma e mio papà però con il calcio non hanno mai avuto a che fare, quindi la notizia li ha un po’ spiazzati. Io però fin da piccolo ho sempre vissuto col pallone ed ero bravino. Rampoldi quindi chiede ai miei se potevo spostarmi, insieme ad altri ragazzi della Porlezzese, a Morbegno, una società affiliata al Milan che distava circa un’ora dal mio paese. Ricordo che facevano solo un allenamento settimanale e poi la partita della domenica, quindi ci poteva anche stare. Ho accettato e ho iniziato a giocare per questa società satellite del Milan, e ho iniziato a segnare una valanga di gol (ride, ndr). Durante l’anno io e un altro ragazzo, Roberto Bertolini, me lo ricordo perché anche lui è arrivato in Primavera con me, abbiamo fatto un provino con il Milan e siamo stati presi. A fine stagione siamo passati quindi nei “Giovanissimi Regionali”.

Quindi nel giro di un paio d’anni sei passato dal calcio di paese al settore giovanile del Milan. Come l’hai vissuta? - “Ho fatto tanti sacrifici, facevo fatica a stare fisso a Milano perché ero molto legato al mio paesino. Non ero abituato alla città, ma il Milan mi voleva a tutti i costi. C’era questo Rampoldi che oltre a fare l’osservatore accompagnava anche i ragazzi della zona del lago di Como, e tra l’altro uno di questi era Paolo Sammarco, che è arrivato in Serie A. Ho fatto quindi questi sette anni su e giù da Porlezza a Milano, prima Linate due anni, poi tre al Vismara e infine tre a Milanello”.

Dai Giovanissimi Regionali alla Primavera, hai vissuto a lungo nel settore giovanile del Milan. Cosa ti è rimasto di quegli anni? “Un’esperienza bellissima, diciamo che ero un po’ io poco malizioso e “sgamato”. Ma mi è servito tantissimo per crescere, al di là dell’esperienza bellissima del calcio: è stata una scuola di vita, questa veramente è una cosa bella che mi ha lasciato. Poi arrivando in Primavera ho avuto l’occasione di allenarmi con i giocatori veri. Era il 2004, quando si vincevano le Champions e i campionati. Mi sono tolto belle soddisfazioni. Magari giovani d’oggi sono un po’ più avanti rispetto ai miei tempi con tutte le informazioni che ci sono, io ero un po’ meno svezzato: diciamo che sono cresciuto un po’ dopo sotto il livello del carattere. Ma sicuramente mi è servito tantissimo, tanti sacrifici che mi hanno fatto crescere e che adesso sto trasmettendo ai miei figli”.

Tuo figlio di undici anni è anche lui nel Settore Giovanile rossonero. Che consigli gli dai? - “Quello che è mancato a me, non per colpa di qualcuno, sicuramente per un ragazzino può essere utile. Gli faccio capire bene in che contesto è, la fortuna che ha e che deve prendere il tutto seriamente. Sono contento di potergli dare dei consigli, anche se cerco di rimanere molto fuori e di lasciarlo fare. Ma essendoci già passato posso dirgli qualcosa. Lui è contentissimo ed entusiasta, mi rende felice perché lo vedo voglioso di imparare. Già ai miei tempi il settore giovanile del Milan era al top, adesso è anche migliorato. Ho potuto parlare anche con i dirigenti quando hanno voluto mio figlio, e, oltre agli insegnamenti tecnico-tattici, ho visto che guardano tanto al carattere dei ragazzi e li aiutano, soprattutto a quest’età che è fondamentale”.

Magari tra qualche anno tuo figlio troverà il tuo ex compagno Abate, che oggi allena l’Under 16 - “Con Ignazio abbiamo fatto il Settore Giovanile insieme. Poi sono stato anche con Marzoratti, con Astori in Primavera. Poi sono stato fortunato perché ho fatto vari allenamenti con la prima squadra. Kaká, Shevchenko, Inzaghi, Maldini… Io avevo 17 anni, loro erano mostri sacri. Poi ho fatto anche una panchina in Serie A: venimmo convocati io e Marzorati. Palermo-Milan e in settimana ci sarebbe stata la Champions: Ancelotti quindi aveva tenuto a casa sia Inzaghi che Sheva. Era il giorno del mio diciottesimo compleanno, eravamo verso la fine della partita e si vinceva 2-0. Ancelotti si gira e ci dice di scaldarci perché a breve saremmo entrati. Eravamo quasi nel recupero, lui ci chiama per farci entrare ma in quel momento il Milan prende gol e lui non cambia più nessuno. Pensa che roba (ride, ndr). È stata comunque una bella esperienza in un Milan pieno di campioni”.

Ora invece giochi e segni al Sangiuliano City in Serie D. Cosa ci dici di questo progetto? - “Ho avuto dei contatti in estate con il presidente Andrea Luce, e veramente hanno dimostrato tanta voglia di volermi. Non conoscevo il progetto, ma quando li ho ascoltati mi hanno convinto. Sono molto felice, ho capito fin da subito che questa società, il gruppo Luce, ha ambizioni molto importanti e sono contento di aver sposato questo progetto. Mancano ancora due partite del girone d’andata più tutto il girone di ritorno, c’è ancora tanta strada da fare però ci siamo tutte le basi per fare qualcosa d’importante. La società ha un unico obiettivo, che è quello di salire nei professionisti. Io cercherò di ripagare tutta la fiducia che mi hanno dato, sono contento di questo inizio, c’è ancora tanta strada da fare ma veramente qui c’è un progetto importantissimo”.

E a proposito di progetto importante, cosa ne pensi del Milan di Pioli, Maldini, Massara e Gazidis? - “È un progetto da ammirare, hanno cominciato qualche anno fa senza nomi importanti ma con profili utili. Stanno facendo un ottimo lavoro secondo me, Maldini ci sa fare e si vede nei risultati. È un progetto molto interessante e che alla lunga darà i suoi frutti”.

C’è un giocatore che ti piace particolarmente? - “A me piacciono i giocatori in cui posso rivedermi o comunque a cui posso rubare qualcosa. Se devo farti un nome della Serie A ti dico Vlahovic, a 21 anni è fuori dalla norma. È uno degli attaccanti più forti in Italia. Lo vorrei al Milan? Di corsa (ride, ndr). Tra i rossoneri ovviamente mi piace Ibra, ha un carattere incredibile. A 40 anni anche lui è fuori dal normale”.