Alberico “Chicco” Evani, storico centrocampista del Milan di Sacchi e Capello. Dei ricordi di quelle squadre tra gli olandesi, Baresi e Berlusconi, Evani ha parlato ai microfoni del sito web di Gianluca Di Marzio.
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Evani: “Sacchi ha dato una svolta al calcio italiano ed europeo…”
BARESI E BERLUSCONI: “Baresi era cresciuto nel settore giovanile, la maglia se la sentiva e se la sente tatuata addosso. Era un ragazzo di poche parole, ma si faceva capire con l’esempio, la miglior forma di comando. Berlusconi è sempre stato affettuoso, generoso e lungimirante. Aveva preso il Milan sull’orlo del fallimento e nonostante quello il primo giorno a Milanello ci disse che la squadra sarebbe stata prima in Italia, in Europa e nel mondo. In quel momento era difficile credergli. Non era ancora quel personaggio che è diventato. Quello che aveva già in testa, noi lo abbiamo realizzato qualche anno dopo in campo”.
IL MILAN STELLARE DI SACCHI E CAPELLO: “Mister Sacchi ha dato una svolta al calcio italiano ed europeo. Ha faticato, ha rischiato di essere esonerato ma ha dato il gioco alla squadra. A Verona perde il giocatore più forte, Van Basten, ma da lì è partita una squadra spettacolare. Capello invece capiva meglio le dinamiche dello spogliatoio essendo stato un ex giocatore. Sacchi andava sempre dritto, Capello sapeva quando spingere e quando rallentare. Ti sentivi sicuro giocando con loro perché era una squadra che andava a memoria, tutti collegati tra loro. Anche quando eri in difficoltà ti aiutavano, facevano vedere meno la giornata negativa. Fuori dal campo? Gli olandesi erano uno diverso dall’altro. Quello più estroverso era Gullit, era esuberante, faceva un po’ l’attore. Stavamo rincorrendo il Napoli nella stagione 87/88 e stavamo facendo una delle tante cene a Villa San Martino organizzate da Berlusconi. Il presidente si stava raccomandando di fare qualche sacrificio in più, anche una volta in meno l’amore, soprattutto vicino alla partita. Gullit ha subito risposto: ‘Presidente mi scusi ma io con le p***e piene non riesco a giocare’. Van Basten e Rijkaard invece erano più silenziosi, ma per esempio Frank aveva quelle uscite svedesi alla Nils Liedholm. Sembrava parlasse serio ma faceva la battuta”.
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