MILANO - Ai microfoni di Tuttomercatoweb è intervenuto l'ex giocatore di Ajax, Milan, Roma, Atalanta ed Hellas Verona Urby Emanuelson. Ora il 34enne olandese veste la maglia dell'Utrecht. Ma i suoi doveri non si fermano alle mansioni di campo: infatti nel suo club è anche addetto alla crescita dei migliori talenti del settore giovanile. Ecco le sue parole:
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Emanuelson: “Al Milan giocavo con delle leggende, ma quell’estate…”
Ecco le parole dell'olandese in esclusiva ai microfoni di Tuttomercatoweb
Urby Emanuelson, il tuo accordo recente con l'Utrecht suona originale in Italia. Di cosa si tratta nello specifico? - "Tutto ha inizio quando sono arrivato all'Utrecht tre anni fa. Abbiamo visto che i giovani giocatori venivano spesso da me per chiedermi consigli e così abbiamo voluto 'istituzionalizzare' la cosa, che mi aiuterà nella carriera, anche perché aiutare i giocatori giovani calciatori in Olanda è una questione che mi sta a cuore. Quando sono entrato in scadenza di contratto ho parlato col direttore sportivo e con l'allenatore per valutare le loro intenzioni, abbiamo avuto un confronto e abbiamo infine deciso di aprire a questa nuova opportunità".
Possiamo precisare che Urby Emanuelson è comunque ancora un calciatore a tutti gli effetti? - "Assolutamente sì, ma mi renderò ancora più utile per l'Utrecht, mettendo a disposizione la mia esperienza non solo sul terreno di gioco. Per cui inizierò a lavorare individualmente con qualche giovane della Prima squadra ma anche delle giovanili. Per quel che riguarda la mia carriera di calciatore, ci siamo detti che valuteremo alla fine di ogni anno se vorrò continuare a giocare o ad occuparmi d'altro".
Ci spieghi come cambia la tua giornata tipo? - "Faccio allenamento con la prima squadra, normalmente. Dopo l'allenamento: lavorerò con i giocatori giovani della prima squadra e poi parlerò anche con l'allenatore delle giovanili. Forse mi daranno 4-5 giocatori che seguirò io personalmente, allenandomi con loro, guardando le partite e dando loro le indicazioni per crescere a livello tattico. Diciamo che sarò più di un semplice compagno di squadra ma meno di un allenatore. Una via di mezzo".
Possiamo dire che stai prendendo la strada che ti porterà ad essere un allenatore - "Non è così semplice, perché comunque dovrò seguire i corsi e prendere il patentino, ma è una cosa che farò. E per il futuro ho le idee chiare: voglio dare qualcosa ai giovani. Nella mia carriera ho fatto tanto e voglio lasciare qualcosa, aiutando i giovani dell'Utrecht a crescere. Questo per me è importante. Ci sono tanti giocatori di talento, ma il talento da solo non basta".
Nel tuo caso chi ti ha dato consigli per crescere professionalmente? - "All'Ajax c'erano Sneijder, De Jong, Heintinga che hanno fatto tutta la trafila come me e una volta che sono approdato in squadra mi hanno dato una mano. Al Milan c'erano Seedorf e Ibrahimovic che mi hanno aiutato tanto e non solo sul campo, ma anche a conoscere la cultura dell'Italia. Direi che per me sono stati fondamentali".
Hai giocato in quattro squadre in Serie A ma il tuo nome è legato a quello del Milan - "Ho vissuto anni bellissimi, giocavo con delle leggende. Sono felice di aver vestito la maglia rossonera e penso di aver fatto bene. Seguo tutt'ora la squadra e sono contento di questo inizio stagione, speriamo possano vincere lo scudetto".
Credi sia davvero possibile? - "Io penso che abbiano una possibilità, stanno facendo bene mentre le altre squadre le vedo in difficoltà. Il Covid inoltre sta rendendo tutto imprevedibile, quindi è difficile sbilanciarsi ma ora la squadra sta bene e se i giocatori non si infortunano penso che il Milan abbia davvero la possibilità di farcela".
Oggi come allora, la stella è Zlatan Ibrahimovic - "Sapevo che era pazzesco, anche fisicamente. Ma chi poteva aspettarsi che fosse così decisivo anche a 39 anni? Per me è davvero incredibile. Sono contento per lui e ovviamente anche per il Milan".
L'addio di Ibrahimovic nel 2012 l'hai vissuto da dentro. Fu il segnale definitivo al Milan della fine di un'era e l'inizio di una inesorabile decadenza - "Mi accorgevo che erano tempi difficili, si respirava questo clima anche a Milanello. Quando furono ceduti Thiago Silva e Ibrahimovic fu davvero un colpo durissimo, per noi e per tifosi. Fu una sorpresa, anche se fino a un certo punto. Nel senso che sapevo che il Milan voleva rinnovare e tanti big stavano andando via. Ma non mi potevo immaginare che proprio in quell'estate, quando già in tanti avevano lasciato (Nesta, Inzaghi, Gattuso, Zambrotta, Van Bommel) venissero ceduti i due giocatori più forti. Erano fondamentali per noi".
La parentesi alla Roma fu decisamente meno fortunata - "Quando arrivai, il club prese l'ultimo giorno di mercato 2-3 giocatori. Non ho niente da rimproverarmi perché in allenamento davo tutto per farmi notare dal mister e avere la possibilità di giocare. Devo dire che è stato un periodo difficile, può capitare".
Anche a Bergamo e Verona esperienze fugaci - "Di Bergamo ho un buon ricordo: bella società, una buona squadra e vedo con piacere che le cose stanno andando molto bene, sono contento che stiano giocando così. Anche di Verona non posso dire niente di male. Mi hanno aiutato, conservo un buon ricordo, come del resto lo conservo dell'Italia. Mi manca come paese e spero che quando questa pandemia finirà di poter tornare a salutare qualche vecchio amico".
Tornando all'Emanuelson chioccia-allenatore dei giovani: quale tra i talenti dell'Utrecht consigli? - "Dico Gyrano Kerk. È un esterno destro, fisicamente molto buono con dribbling e tecnica. Penso che possa fare qualcosa di buono in Italia, lo raccomando. Se devo fare un paragone ricorda per certi versi Rafael Leao. Penso che in Serie A possa fare molto bene. Quest'anno non ha avuto la possibilità di trasferirsi, anche se sapevo che lo voleva il Cagliari. Ora ha iniziato bene e speriamo continui così".
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