Il profilo Twitter del Milan ha pubblicato un'intervista a Demetrio Albertini, ex centrocampista rossonero. Ecco le sue parole.
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Albertini: “Il Milan ha ricostruito il suo dna. Sulla finale del 1994…”
Sul giocare la Champions con il Milan: "Non è facile spiegare le emozioni di indossare la maglia della propria squadra del cuore. La Champions è sempre stata importante anche per i tifosi. C'era grande attesa, poi quando scendevi in campo sapevi quello che dovevi fare. Ma l'attesa dalla partita di campionato a quella europea era piena di emozioni".
Sull'inno della Champions: "Ormai è diventato come un inno nazionale, è qualcosa di emozionante. Quando si parla di senso di appartenenza, il Milan ha il senso di appartenenza alla Champions. Pensate il dispiacere degli anni in cui il Milan non si è qualificato".
Sul suo Milan: "Lo slogan di Berlusconi e Galliani era: 'Diventeremo il miglior club del mondo'. Hanno trasformato il sogno di tanti in realtà. Quel Milan ha cambiato qualcosa nel calcio, è riconosciuto da tutti. Indossare la maglia del Milan è stato un senso di responsabilità. Alcuni miei amici mi dicono che in quel Milan avrebbero vinto anche loro. Può essere anche vero, ma il discorso è che in quel Milan il problema non era vincere, ma giocare e conquistarsi un posto in una squadra che ha segnato la storia del calcio".
Sulla semifinale del 1994 contro il Monaco: "A fine primo, avanti 1-0, siamo entrati nello spogliatoio coscienti del fatto che se fossimo andati in finale non avremmo avuto nè Baresi, nè Costacurta che sarebbero stati squalificati. Era stato un momento destabilizzante, ma dovevamo finire il match. Eravamo in 10, ma in quel momento non era una grande preoccupazione. Capita questa punizione, credo sia uscita uno dei gol più belli che ho fatto. L'emozione più grossa è stata la corsa verso il centrocampo e la nostra curva e Baresi che mi abbraccia".
Sulla finale del 1994: "Nel 1993 avevo perso la finale contro il Marsiglia, ma ero stato anche nella squadra che aveva vinto le precedenti due Champions. Facevo parte della squadra, ma non era uno dei protagonisti. Quando andavo a cena da Ancelotti, lui non aveva tante foto, ma ne aveva una in cui alzava la Coppa dei Campioni. Il mio sogno era vincerla pure io e avere così una foto da mettere in casa. Come potete immaginare è stata un'emozione incredibile, era il mio sogno".
Sul preliminare contro la Dinamo Zagabria nel 2000: "Quando giochi i preliminari ci sono due incognite: la prima sono gli avversari che conosci poco, la seconda invece è il tuo stato di forma perchè sei ad agosto, quindi non sei ancora al top della forma".
Sulla doppietta al Barcellona nel 2000: "E' un bel ricordo, quella doppietta era stata bellissima. E' una delle più belle partite che ho giocato in carriera. La metto sicuramente tra le prime cinque. La ricordo con grande piacere. Sono stati due bei gol da lontano".
Sul Milan attuale: "Il Milan ha ricostruito il dna rossonero, magari diverso da quello del passato dove c'erano tanti grandi campioni, mentre in quello attuale ci sono tanti giovani talenti. Sono state messe le basi per costruire una squadra ancora più forte. Dal lockdown in poi sono cresciuti tutti i giocatori, il merito è sicuramente dell'allenatore. Tutta la squadra è cresciuta, quindi ci sono meriti anche della società. C'è una filosofia diversa rispetto ai nostri tempi. E' un Milan che mi fa ben sperare per il presente e per il futuro".
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