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Hernan Crespo
SUI RICORDI CHE CONSERVA DELLA DISFATTA DEL 2005 - "È stato il più grande dolore della mia carriera da calciatore. Mai vissuto qualcosa di simile, né prima, né dopo. Non potete nemmeno immaginare che cosa ho provato. Vi basti un dettaglio: non ho più voluto rivedere la partita. Ci ho messo degli anni prima di riuscire a sopportare quelle immagini. È stata una coltellata a freddo, ecco il paragone che mi viene da fare. E poi, dopo la sconfitta, ho sentito tante di quelle idiozie... Hanno detto che nell’intervallo stavamo già festeggiando. Ma chi si è inventato una cosa simile? Eravamo carichi, ci incitavamo a vicenda, e Ancelotti ci disse chiaramente di stare attenti perché le squadre inglesi non sono mai morte. E appena rientrati in campo, andate a rivedervi la partita, abbiamo il pallone del 4-0. Ma poi si è spenta la luce, il motore non ha più funzionato per sei minuti e il Liverpool ci ha rimontato. Cose imprevedibili".
LA LUCE SI E' SPENTA - "Il caso, il destino. Non si è trattato di un calo fisico perché altrimenti non saremmo stati capaci di reagire, subito dopo, e di giocare i supplementari e di sfiorare il successo. Non si è trattato di un calo psicologico perché eravamo concentrati. Ripeto: il destino. Il destino che non ha voluto regalarmi la gioia di sollevare la Champions dopo aver segnato due gol nella finale".
SUL RIPRENDERSI DOP QUELLA DISFATTA - "Lo so, ma i miei compagni hanno avuto la possibilità di rifarsi due anni dopo ad Atene, io no. Quella sconfitta contro il Liverpool la sento ancora sulla pelle".
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