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Cardinale: “Ibra? Mi permette di stare negli States e sul campo del Milan”

Stefania Palminteri Redattore 
Gerry Cardinale è intervenuto ieri al “Business of Football Summit” organizzato dal Financial Times e al suo fianco c'era Zlatan Ibrahimovic

Gerry Cardinale è intervenuto ieri al “Business of Football Summit” organizzato dal Financial Times e al suo fianco c'era Zlatan Ibrahimovic, nominato qualche mese fa Senior Advisor del fondo americano e del Milan. In merito al ruolo dello svedese, il proprietario rossonero ha spiegato: "La cosa positiva di aver osservato per un anno è che ho avuto la possibilità di conoscere Zlatan. Quando l’ho incontrato ero davvero molto curioso. Volevo prendere il suo far parte del mondo sportivo più importante d’Europa e metterlo nel nostro mondo di intendere gli investimenti. Quando qualcuno compra un club inizia a metterci dentro consulenti e dirigenti di vario tipo, tutte cose con cui persone come me hanno familiarità. Ma chi conosce il calcio europeo e il Milan meglio di Ibra? È il più grande uomo squadra che io abbia mai incontrato. Non parlo solo di campo: la sua umiltà, la sua intelligenza. Abbiamo esperienza di collaborazione con persone come lui, da Dwayne Johnson a LeBron James passando per Ben Affleck e Matt Demon e in Zlatan vedo le stesse cose. Se riesci a trovare persone che possono scavalcare il loro mondo e campo per entrare nel mio allora vai a creare una partnership molto potente.

Zlatan mi permette di essere negli States e allo stesso tempo sul campo a Milano. Lo abbiamo assunto in RedBird specificatamente per tutto quello che può fare nel calcio. Ma soprattutto, è il mio proxy (un tramite, un’estensione, ndr). Ci sentiamo più volte al giorno e ha l’autorità di essere la mia voce con i giocatori, con lo staff, con chiunque al Milan. È molto importante soprattutto perché ha tanta credibilità per farlo. Se avessi preso una persona da New York e la avessi messa nel Milan avrebbe avuto molta meno credibilità di Zlatan. Il modo in cui Zlatan parla ai giocatori, facendo da tramite per la proprietà, è davvero unico. Non voglio andare io negli spogliatoi a farlo, voglio che sia Zlatan a farlo. Sia io che i tifosi abbiamo un “lavoro”, loro sono i miei partner in tutto questo. Loro sostengono la parte emozionale, è fantastico. Il mio lavoro è quello di creare valore e non posso farlo se sono coinvolto emotivamente. È difficile da fare, devi essere disciplinato. Sono un essere umano anche io, voglio vincere più di chiunque altro. C’è sempre qualcuno come Zlatan nelle squadre vincenti, qualcuno che ha l’urgenza di vincere, ma io non avrei la stessa credibilità di chi ha vinto. Ci vuole una figura del genere nello spogliatoio che inculchi questo tipo di urgenza”.


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