Ariedo Braida ha rilasciato una bella intervista a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Argomento, naturalmente, il ritorno dei grigiorossi nella massima serie dopo 26 anni. Ma, per l'occasione, Braida ha anche parlato del Milan, club in cui è stato dirigente a lungo nell'epopea di Silvio Berlusconi. Queste alcune delle dichiarazioni più interessanti di Braida.
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Braida: “Leao? Potenzialmente è un campione. Pioli è un bravo mister”
Ariedo Braida ha rilasciato una bella intervista a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola dove ha parlato anche di Milan.
Su che cos'è per lui il Milan: «Il mio grande amore»
Sul successo rossonero in Verona-Milan 1-3 che può valere lo Scudetto: «Un pezzo di Scudetto, non esageriamo. Guai a festeggiare prima del tempo. Però devo dire che il Milan ha meritato la vittoria, non è mica semplice andare al 'Bentegodi', subire il gol avversario e rimontare. Bravissimi i rossoneri. Lottano per il titolo e devo dire che meritano di stare dove sono».
Su cosa gli piace del Milan: «Lo spirito di gruppo che ha saputo trasmettere l’allenatore. Stefano Pioli è proprio bravo. Ha dato uno stile di gioco alla squadra, ha saputo spiegare ai ragazzi l’importanza di quella maglia. E loro hanno risposto alla grande».
Su cosa manca ancora al Milan: «Un po’ di equilibrio che, spesso, è frutto dell’esperienza. Ma il Milan è giovane, spensierato. È la sua forza. Più di quello che stanno facendo non avrebbero potuto fare. Certo, ci fosse qualche elemento di maggiore personalità forse alcune situazioni sarebbero gestite meglio, ma non si può avere tutto ...».
Sulla maturità dei rossoneri, che non hanno perso la testa dopo lo svantaggio contro l'Hellas: «Bravi a non andare in confusione e a continuare nella stessa direzione. Lì ho visto il gruppo non sparpagliarsi per il campo, ho visto la mano dell’allenatore che ha tenuto tranquilli i suoi giocatori, e ho visto la manovra crescere in termini di qualità».
Sulla difesa sicura: «Fikayo Tomori e Pierre Kalulu, nonostante la giovane età, si stanno dimostrando un’ottima coppia centrale. E poi a me piace sempre Theo Hernández, uno che quando sgomma cambia le partite con le sue accelerazioni».
Su Rafael Leão: «Potenzialmente un campione. Però è giovane, deve ancora crescere. Ha fatto cose impressionanti, due assist meravigliosi. Ma in questo Milan la forza è il collettivo. Mi spiego: non c’è un Ricardo Kaká o un Andriy Shevchenko, uno di quelli per cui i bambini impazziscono e vogliono a tutti i costi avere la loro maglia. A parte Zlatan Ibrahimović, ovviamente. Il gruppo è l’idea vincente. E lì in mezzo guardo con interesse la crescita esponenziale di Sandro Tonali: ha segnato una doppietta e ha messo in mostra una personalità importante».
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