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Ariedo Braida, ex dirigente rossonero
Dopo una vita passata al Milan, insieme a Berlusconi e Galliani, Ariedo Braida è diventato direttore sportivo della Cremonese. Oggi l'ex dirigente rossonero è intervenuto a La Gazzetta dello Sport per commentare la sessione invernale del mercato
Direttore, che tipo di mercato è quello di gennaio? - “Non puoi fare scelte, fai quello che riesci a trovare. La disponibilità vera la trovi d’estate. A gennaio è un mercato asfittico e complicato. A volte può andarti bene, ma il più delle volte no. Si chiama mercato di riparazione, però non sempre si riesce a riparare”.
Insomma, non è che le piaccia molto - “Ti illudi di trovare delle soluzioni, ma nella maggior parte dei casi non è così. Sono importanti le intuizioni”.
Qual è stato l’acquisto più indovinato di gennaio al Milan? - “Normalmente a gennaio non facevamo chissà cosa. Ma se devo dire un nome, dico senz’altro Desailly. Fu un acquisto importantissimo del mercato di riparazione, che allora era a novembre. Un accordo last minute, trovato all’ultimo secondo via fax, perché allora si usavano i fax. Un arrivo un po’ complicato ma molto azzeccato”.
L’affare più strano? - “Se intende come operazioni in sé per sé, non ricordo stranezze particolari. Però a gennaio sono accadute situazioni particolari. Pato, per esempio, lo acquistammo in estate ma potemmo tesserarlo solo il gennaio successivo (ovvero dopo il compimento della maggiore età, ndr). Mentre Thiago Silva lo chiudemmo a gennaio, ma iniziò a giocare dalla stagione seguente (occorreva liberare uno slot da extracomunitario, ndr)”. Thiago lo voleva anche il Villarreal, ricordo che mi chiamò il loro d.s. per chiedermi se l’avevamo preso davvero”.
Passiamo al Milan di oggi: in quale reparto serve maggiormente un rinforzo? - “Da quello che vedo, Maldini e il suo staff stanno lavorando molto bene. Nonostante le difficoltà che hanno, è un lavoro ottimo. Il Milan in questo momento è secondo, ma penso che senza le coppe vincerà il campionato. Tutti dicono Inter, io dico Milan. E non perché ci ho lavorato per una vita intera. Ha vissuto alti e bassi ultimamente, ma ripartirà”.
Però non ci ha risposto sul reparto da puntellare… - “Quanti gol ha preso il Milan? Se non erro ha la sesta difesa del campionato, giusto? Ecco, la zona del campo in cui c’è necessità la si misura in questa maniera. Ha preso un po’ troppi gol, un ritocco da quella parti lo vedrei utile”.
In termini generali, secondo lei la rosa del Milan è completa? - “È profonda a sufficienza, sì. Se invece parliamo in generale posso dire che si può fare sempre meglio, questo lo sanno tutti. Ma dico anche che non bisogna affidarsi troppo ai video, perché ingannano. Le sensazioni sul campo sono differenti, seguire i giocatori dal vivo è importantissimo”.
Le è piaciuto il mercato estivo rossonero? - “Io sul mercato estivo vorrei dire soprattutto una cosa. Mi è spiaciuto tantissimo veder andare via Donnarumma, che è il portiere più forte del mondo. La colpa è di tutti e di nessuno, so solo che perdere un ragazzo così è un grande peccato. È un rammarico che da appassionato milanista non posso non avere”.
Ci risponda da dirigente: quali armi ha un club in casi simili, che sono sempre più frequenti? - “Parlando in generale, e non nello specifico, alla base occorre avere un rapporto non solo professionale, ma anche umano col ragazzo e la sua famiglia. Il rapporto umano a volte determina le situazioni. Alla fine tutti abbiamo un cuore, anche se a volte sembra di no. Se poi capisco che non riuscirei comunque a trattenerlo, attendere troppo equivale ad avere in mano il coltello dalla parte sbagliata. Soprattutto se si parla di un giocatore giovane. La trattativa per l’eventuale rinnovo quindi va fatta con largo anticipo”.
Il prossimo della lista probabilmente sarà Kessie - “In passato, a un giocatore di cui non farò il nome, dissi queste parole: ‘Ricordati che qui sei un campione e amato dal tuo popolo. Altrove, ricomincerai da zero’. Sarebbe così anche per Kessie, io spero che resti. Fossi in lui rimarrei”.
L’acquisto estivo che le è piaciuto di più? - “Non è una vera e propria faccia nuova, perché parliamo di un riscatto, ma devo dire che Tonali sta crescendo davvero molto, è maturato e ora ha una buona leadership”.
Condivide la filosofia di Elliott sui giovani da valorizzare, acquistandoli prima che i prezzi vadano fuori mercato? - “La trovo positiva, ma giovane non è necessariamente sinonimo di bravura, è solo un dato anagrafico. Vale lo stesso principio anche per i meno giovani. È semplicemente questione di ciò che ti serve. Per raggiungere gli obiettivi, so che devo farlo con diverse strade. Non ce n’è una sola”.
Se Tonali sta maturando in campo, Maldini sta crescendo come dirigente. Quanto ci si impiega a diventare un Braida? - (risata, ndr) “Paolo è nato nel calcio, ha avuto un papà meraviglioso. Lui è il Milan e lo rappresenta in modo eccellente. Paolo, continua così e mi supererai…”.
Quale nome le piace di più tra quelli che circolano in questi giorni per il mercato rossonero? - “Conosco una persona che lavora in Francia e mi ha parlato molto bene di Botman. Potrebbe essere un buon profilo, ha le giuste credenziali”.
Ma se lei fosse ancora al Milan, Ibra lo rinnoverebbe? - “Pur avendo 40 anni è determinante, anche se a volte si muove poco. Trascina e aiuta tutti. Sarà ancora decisivo. Dove lo trovi un altro così? Finché parla a suon di gol e ha fiato, meglio tenerlo”.
Le piace la gestione di Pioli? - “Un allenatore equilibrato, che non va mai sopra le righe. Da quanto vedo ha ben salda in mano la situazione, gestisce tutto con intelligenza. E’ attento a tutti i particolari, gli do un voto estremamente positivo”.
Lei ha vissuto il Milan dei trionfi europei, che sensazione le ha dato averlo rivisto finalmente in Champions? - “Sette anni di assenza sono stati tantissimi… Il Milan deve stare in Champions, la sua storia è grande e quello è il suo posto. È la sua “condanna”, diciamo, e ha tutti i requisiti per restarci”.
Meritava di andare agli ottavi? - “Questo potremmo chiamarlo un anno di prova, sperimentale. La prossima stagione il cammino sarà più lungo”.
Chiudiamo con la sua Cremonese, che quest’anno ha ambizioni di primo piano. Si diverte sempre? - “Ho un patron, Giovanni Arvedi, che è una persona eccezionale. Lo stesso vale per Pecchia, che sta lavorando molto bene. L’obiettivo è arrivare ai playoff, per noi uno step di crescita importante. E sì, io mi diverto sempre, il calcio resta la mia essenza. Se Arvedi mi tiene, sto a Cremona a vita”.
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