MILANO - L'ex rossonero, oggi al Monza, Kevin Prince Boateng ha rilasciato un'intervista ai microfoni di La Repubblica. Queste sono state le sue dichairazioni:
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Boateng: “Con Ibra si può vincere lo scudetto, il Milan fa paura…”
Le parole di Kevin Prince Boateng al quotidiano La Repubblica.
SUL SUO VECCHIO MILAN - Il Milan di ieri e di oggi non sono paragonabili. Quando c'ero io avevamo Ibra, Robinho, Seedorf, Pirlo, Gattuso, Nesta, Thiago, io. Anche quando non giocavi la miglior partita ti guardavi intorno e dicevi: ora uno di noi ce la fa vincere. Ricordo che chiunque avesse paura di noi".
MILAN FA DI NUOVO PAURA - "Io oggi vedo una squadra, cosa che in questo ambiente penso non si vedesse da parecchio tempo. Ognuno lavora per l'altro e questa è una cosa eccezionale. Ecco: agli avversari fa paura come squadra".
SULL'IMPORTANZA DI IBRAHIMOVIC - "Se vedi Ibra che dalla tribuna esulta dopo un gol vuol dire che ci sta con tutto lo spirito. E se è così puoi davvero vincere lo scudetto. Il Milan gioca il miglior calcio d’Italia con giocatori poco noti: questo Saelemaekers non sapevo proprio chi fosse, ma con la Fiorentina ha fatto una partita perfetta".
SUL LAVORO DI PIOLI - "I giovani sono tutti un po’ viziati, lui è stato bravo a farli diventare un gruppo e se tiri fuori il meglio da loro sei forte, punto. Con lui hanno fatto un passo importante: lo hanno lasciato lavorare, cosa che ad altri è mancata. Ma... Cambierebbe tutto, se tornassero i tifosi negli stadi. Giocare a San Siro è pesante, devi avere le spalle larghe: senza pubblico, un giocatore che non ha tanto coraggio o personalità si sente più libero. Ma non li prova i colpi di tacco, le giocate, con 60 mila persone intorno".
LA 10 DEL MILAN - "Quando l'ho presa? Era il momento giusto, stavo volando. Ma sì, quella maglia pesa, e anche se te lo dicono non ci credi".
SULL'ESPERIENZA ALMONZA - "Non ci ho pensato un secondo. Galliani e Berlusconi mi portarono dieci anni fa dal Portsmouth alla squadra più forte del mondo. Nella vita devi anche ripagare, non è tutto regalato: m’hanno chiesto una mano, ho detto sì. E portare il Monza in A mi gasa come uno scudetto col Milan. Sì, mi diverto. Non c’è l’aria glamour della Serie A, mi sembra di rivivere l’atmosfera delle prime partite da professionista, mi rivedo ragazzino: in B conta solo il calcio, cose semplici, stadi normali".
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