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Ancelotti e Stroppa, parla Sacchi: “Al Milan erano professori”

Redazione Il Milanista

Arrigo Sacchi ex tecnico rossonero ha parlato dei successi dei suoi ragazzi, Ancelotti e Stroppa ai microfoni di RadioRai.

Carlo Ancelotti ha trascinato il Real Madrid alla conquista della Liga e della Champions League, Giovanni Stroppa il Monza alla storica promozione in Serie A, due ex giocatori di Arrigo Sacchi al Milan. Proprio l'ex tecnico rossonero ha parlato dei successi dei suoi ragazzi ai microfoni di RadioRai: "Quando lasciai il Milan dissi ai giocatori. 'adesso siete tutti professori'. Da loro mi aspetto che facciano sempre le cose per bene, come del resto le sta facendo Maldini in un altro ruolo, o Carlo Ancelotti, ma sempre come allenatore".

L'ex Ct della Nazionale Arrigo Sacchi ha raccontato anche la storia dietro l'arrivo da giocatore di Ancelotti alla corte dei rossoneri. "Lo prendemmo al Milan, perché credo che il calcio si giochi con la mente, il nostro medico aveva appurato che aveva il ginocchio quasi del tutto fuori uso e Berlusconi era scettico sul suo acquisto. Galliani lavorò di nascosto, poi disse che con la Roma la trattativa era fatta, concluso, quindi mi suggerì di convincente il presidente. Io chiamai in piena notte Berlusconi e gli dissi: 'Se mi prende Ancelotti vinciamo il campionato', lui rimase zitto e poi mi disse. 'agli ordini'". Sull'Ancelotti allenatore invece: "È stato un grandissimo calciatore, come adesso è un grande allenatore. È favorito nel proprio lavoro dal fatto di essere stato un centrocampista? . Tutti nel calcio devono ragionare, non solo i centrocampisti. L'ideale sarebbe avere a disposizione una squadra formata da calciatori funzionali, che amano quello che fanno e che vogliono sempre migliorarsi. Il calcio per me è sempre stato come un film, in cui la trama è la parte più importante per esaltare gli attori, che sono i calciatori".

Sulla filosofia del calcio e le sue interpretazioni Sacchi ha commentati così' parlando di quella italiana. "Il calcio è il riflesso della storia e della cultura di un Paese. L'Italia è un Paese dove il tatticismo a tutti i livelli e di altissima qualità. Quando uno stratega incontra un tattico, in genere per il tattico c'è già aria di sconfitta, anche se può capitare l'eccezione. Oggi bisogna porre un traguardo e sapere come arrivarci; lasciare il gioco agli avversari, prima non prenderle e poi si vedrà, è frustrante, non ti senti così forte e ottimista. Non hai il supporto degli altri, perché ti difendi con molti e attacchi con pochi .Un equilibrio è fondamentale. All'estero, anche a livello giovanile, sono più bravi ad attaccare che a difendere, in Italia storicamente siamo più bravi a difendere, ma adesso - specialmente le piccole e le medie squadre, come Fiorentina, Sassuolo, Verona, Spezia - giocano un calcio meno faticoso, perché gestiscono il pallone".