Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport è intervenuto l'ex centrocampista del Milan Massimiliano Ambrosini. Ecco le sue parole alla rosea
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Ambrosini: “Tra essere competitivi e vincere però c’è ancora uno scalino da fare”
Ecco le parole di Massimiliano Ambrosini ex centrocampista del Milan e della Nazionale a La Gazzetta dello Sport per tirare le somme del 2021
Proviamo a cercare il termine più appropriato per il 2021 del Milan? - “Direi l’anno della consapevolezza, una squadra che lungo i mesi ha consolidato le proprie certezze. Nonostante qualche momento di difficoltà fisiologica, il gruppo a quelle certezze ci si è aggrappato. Basta pensare al cammino: lo scorso campionato è stato chiuso in un modo straordinario, dopo una flessione a cui è seguita la ripresa. Anche quest’anno ci sono state flessioni, eppure in Champions è mancato un pelo al miracolo e in campionato il momento-no è stato superato con la vittoria di Empoli. E’ una squadra che è venuta fuori dai problemi ancorandosi alle proprie certezze. Un segnale chiaro che si tratta di un lavoro costruito su basi solide”.
Che cosa le è piaciuto di più e cosa meno? - “Mi è piaciuta molto la sensazione di unità sotto tutti punti di vista. Un’unione tra allenatore, società, squadra e tifosi. È stata una costante che ha caratterizzato il 2021, la sensazione che tutte le componenti lavorassero insieme. La parte meno bella ovviamente riguarda gli infortuni, ma conosco bene staff e dottori e puntare il dito non è sempre il caso. In ciò che è successo c’è una parte di casualità e un’altra che chiama in causa i numerosi impegni ravvicinati”.
È un Milan che riuscirà a essere competitivo fino alla fine per lo scudetto? - “Assolutamente sì. Peraltro parliamo di una situazione di equilibrio generale, non bisogna farsi confondere da una partita o due che vanno meno bene. Tra essere competitivi e vincere però c’è ancora uno scalino da fare. L’Inter lo scorso campionato l’ha colmato, dando continuità”.
Si discute molto sulla profondità delle rose. Quella del Milan lo è abbastanza? - “Beh, l’assenza di Kjaer è qualcosa su cui fare occorre fare riflessione ovviamente. Davanti non vedo particolari esigenze, se hai a disposizione Ibra e Giroud sei a posto. Questa non è una squadra costruita per giocare con due punte. Un importante ago della bilancia in fase offensiva sarà Messias. A centrocampo superfluo dire che Bakayoko dovrà alzare il suo rendimento. A destra Florenzi è in ripresa, non vedo criticità particolari”.
Qual è il reparto dove il Milan è andato maggiormente in difficoltà in questa stagione? - “Se Kessie verrà utilizzato ancora sulla trequarti, allora ci sarà bisogno di altre forze fresche in mediana. E poi nell’ultimo periodo si è persa un po’ di lucidità e imprevedibilità sulla trequarti. Il capolavoro di Pioli era stato la gestione in quella zona del campo: varietà di giocata, capacità di adattamento all’avversario mantenendo qualità e giocando sempre a testa alta. Roba bella da vedere”.
C’è un nome in particolare, fra quelli si leggono, che la intriga di più per gennaio? - “Sento dire un gran bene di Adli, che peraltro è già stato acquistato, ma mi intriga pensare che si possa proseguire a lavorare sulle certezze già acquisite”.
Ci dia un top e un flop del 2021 - “Ibrahimovic ha determinato la crescita di tutti gli altri, impossibile non citarlo. E anche Kjaer, per tutto ciò a cui ha contribuito in maniera silenziosa. Sul flop passo: se analizziamo l’arco dell’anno solare, direi proprio che non c’è”.
Da cuore rossonero lei spera che Elliott resti a lungo o sarebbe meglio ripartire il prima possibile da una proprietà che non sia a “tempo determinato”? - “Le proprietà transitorie nel mondo del calcio di solito non fanno molto bene, ma questa a differenza di altre ha lasciato ai dirigenti la libertà di operare nel modo migliore, garantendo anche una certa disponibilità economica. Il Milan, comunque vada a livello temporale, ne uscirà bene. Tutta un’altra storia rispetto al disastro cinese. Non vedo quindi una necessità impellente di cambiare in tempi brevi”.
Fra i principali obiettivi del club c’è il nuovo stadio. Ora conosciamo anche il progetto vincitore. Lei quanto sarà orfano di San Siro? - “Lo definirei un male necessario, che provoca dolore e tristezza. Ma se l’obiettivo è quello della sostenibilità finanziaria del club, pur piangendo mi arrendo…”.
Maldini sta imparando a fare il d.s. in tempi decisamente rapidi - “Ha avuto la forza di mettersi in discussione e imparare un mestiere nuovo. Ha dovuto andare incontro alla sua personalità e scendere a compromessi con se stesso. La persona intelligente è quella che ha capacità di relazionarsi con tutti, non è un mondo semplice. I rapporti che Paolo ha con la proprietà a me sembrano validi, lui peraltro ottimizza il lavoro individuando e prendendo gli obiettivi giusti”.
Con Kessie però la battaglia sembra ormai persa. C’è qualcosa che vorrebbe dire a Franck? - “Io negli anni ho maturato un rispetto profondo verso le scelte di vita a professionali altrui. Spero che riesca a scegliere senza alcun tipo di condizionamento. Posso solo dire che il Milan non è un club di fascia così inferiore rispetto a chi magari offre un ingaggio più alto. La possibilità di portare a casa 8 invece di 6 può non essere prioritaria se stai bene dove sei. Dico solo che dovrebbe pensare al Milan non come una squadra di secondo livello. Su questo argomento però io non faccio testo, ero quello che attendeva l’ultimo giorno per rinnovare”.
Restiamo a centrocampo: Tonali, finalmente - “Quest’anno sembra quasi che giochi il fratello. Quello molto bravo. Una crescita tanto impetuosa quanto improvvisa. Che fosse bravo a giocare lo sapevamo, era più complicato scommettere sul salto di qualità e personalità. Può ancora migliorare in fase offensiva: ha nelle gambe qualche gol in più”.
Se pensa al Milan dell’era recente, secondo lei qual è l’acquisto più azzeccato? - “Saelemaekers in termini di rapporto costo-rendimento. Qualcosa di incredibile”.
Gli acciacchi non mancano, ma questo Ibrahimovic sarebbe meglio se andasse avanti ancora un anno? - “La sua presenza è una garanzia per tutti, non l’ho mai visto così ferocemente determinato nel voler incidere. Da dirigente farei fatica a non accogliere nuovamente una personalità come la sua”.
Il 2022 sarà l’anno di…? - “Di Leao e del Diaz della prima parte di stagione. Il Brahim pre-Covid insomma. Da loro dipenderà molto del futuro del Milan perché sono quelli che hanno il margine di crescita più importante. Sono loro quello scalino di cui parlavamo prima che manca ancora al Milan per vincere e non solo per arrivare fino in fondo”.
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