"Martedì ero a San Siro, la musica della Champions è stata da pelle d’oca e ha risvegliato in tutto il popolo milanista grandissime emozioni". Inizia così l'intervista di Demetrio Albertini ai microfoni de La Gazzetta dello Sport in vista del big match tra Atalanta e Milan di domenica sera. L'ex centrocampista, oggi presidente del settore tecnico federale e imprenditore, nella sua carriera ha vestito le maglie di entrambi i club. Ecco le sue parole
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Albertini: “Milan-Atalanta? Sarà una gara di grande intensità”
Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport è intervenuto Demetrio Albertini, doppio ex di Milan e Atalanta, che domenica si affronteranno
La classifica del girone piange, ma non è detta l’ultima parola - "Gli ottavi sono ancora alla portata. È stata una partita terminata con un grande dispiacere perché il Milan meritava di vincere. E poi ai tifosi rossoneri ha fatto dimenticare le tribolazioni della pandemia. Ho visto una squadra generosa e all’altezza. Dopo la partita ho sentito il presidente dell’Atletico, Cerezo, mi ha detto che sa cosa si prova in queste situazioni: loro hanno perso una finale di Champions in condizioni simili".
Lei dice ottavi alla portata: perché il Milan dovrebbe crederci? - "Il calcio insegna che si può fare più o meno tutto. L’arma del Milan è la consapevolezza dei propri mezzi".
Milan e Atalanta arrivano entrambe dall’impegno europeo: che tipo di partita si aspetta? - "Non sono squadre costruite e gestite per fare calcoli, sarà una gara di grande intensità, a prescindere dalle scorie di coppa nelle gambe".
Milan per lo scudetto e Atalanta per...? - "Idem. Anche l’Atalanta è pronta a lottare per il titolo. Al cento per cento. Pronta per lottare e preparata per farlo. Quest’anno in lotta ci sono diverse squadre, e fra queste rientrano di diritto i bergamaschi".
Anche, e forse soprattutto, alla crescita e all’evoluzione dei rispettivi allenatori - "Gasperini rappresenta una conferma di tutto il suo percorso maturato lungo gli anni. Parliamo di qualcuno che è stato premiato come miglior allenatore dagli addetti ai lavori, e senza vincere il campionato. Qualcosa vorrà pur dire. Per lui più che di una consacrazione parlerei di consolidamento. Pioli lo giudichiamo per ciò che è oggi, ma il lavoro pregresso non può essere dimenticato. Un lavoro sotto gli occhi di tutti, anche se tornando indietro vediamo che era in completa discussione. Eppure ha saputo dare continuità e un valore incredibile a questa squadra”.
Che cosa le piace di più del Milan e cosa dell’Atalanta? Senza limitarsi obbligatoriamente al campo - "Per l’Atalanta il tipo di crescita organizzativa societario e di squadra. Fanno numeri di sostenibilità incredibile. Sono un club modello. Nel Milan vedo le fondamenta di una squadra, di una ricostruzione anche societaria. Vedo più tranquillità e serenità sotto tutti gli aspetti".
Chiederle cosa ha significato per lei il Milan è superfluo, ci dica allora com’è andata a Bergamo - "Un’esperienza veloce ma segnante. In positivo intendo. Una grande piazza in termini di gente. Un’eccezionale senso di appartenenza da parte dei bambini, identificazione totale da parte dei tifosi, ed è qualcosa che in quei pochi mesi sono riusciti a trasferirmi".
Con l’occhio esperto del centrocampista: ci descriva i reparti delle due squadre - "Si somigliano come caratteristiche tattiche e concettuali. Entrambi gli allenatori hanno giocatori intercambiabili, con Diaz e Pessina abili a giocare fra le linee e dare una grande mano alla mediana. Sono due squadre che interpretano un calcio europeo, soprattutto a centrocampo: possesso palla, calcio pensato per giocare in avanti".
C’è qualcuno da cui si aspetta qualcosa in particolare? - "Sono curioso di capire quanta continuità avrà Tonali. O meglio: me l’aspetto, è necessaria. Diaz mi sta sorprendendo per la sua qualità, anche nell’uno contro uno. Dall’altra parte mi piace vedere all’opera Pessina, un profilo di giocatore moderno e interessante. Davvero molto bravo".
Nelle zone centrali il Milan però inizia ad avere un problema Kessié - "Tutto è bypassabile e in qualche modo risolvibile. Bisognerebbe capire se è questione di soldi o di ambizioni. Ad ogni modo è inutile girarci intorno, un giocatore viene influenzato da certe dinamiche contrattuali. Magari pensi di sopperire perché sai di avere una personalità forte, ma in realtà quando vai in campo non sei sereno, Un po’ di condizionamento c’è per forza di cose".
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