Questa il Milan Femminile di Maurizio Ganz scenderà in campo per affrontare lo Zurigo per la UWCL. In vista del match è intervenuta ai microfoni de La Gazzetta dello SportLaura Giuliani. Ecco le parole del portiere della Nazionale.
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Giuliani: “Riconfermiamo quanto fatto in passato e vinciamo un trofeo”
Il nuovo portiere del Milan Laura Giuliani ha rilasciato un'intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport in vista del match di oggi contro lo Zurigo
Laura, perché ha deciso di lasciare la Juve per il Milan? - "Era venuto il momento di cambiare. Io penso sempre a migliorarmi, l’affetto per la Juve rimane, rimane tutto quello che abbiamo fatto insieme per il calcio femminile, ed è tanto, in quattro anni. Ma sono abituata a guardare avanti e cambiare metodo di lavoro aiuta. Voglio aggiungere dei tasselli, uscire dalla zona comfort aiuta anche a crescere come persona".
Giroud presentandosi ha detto: No pain no gain, senza lavoro non ci sono risultati. A Milanello c’è uno specialista delle motivazioni: Ibrahimovic. Lo ha conosciuto? - "Non ho ancora avuto contatti diretti ma mi impressiona il suo grandissimo ego. E’ ironico, ma crede in quello che dice. La personalità forte lo porta a dare tutto sempre, senza risparmiarsi: è questo che lo ha portato ad essere quello che è ancora adesso, a quarant’anni".
C’è un personaggio del genere nel calcio femminile? Forse la Rapinoe… - "Personalità forte, non ha paura dei giudizi di nessuno. Credo che sia quella che si avvicina di più".
Ha avuto offerte dall’estero prima di accettare quella del Milan. Ha mai tentennato? - "E’ vero che ho avuto altre offerte, però non ho mai avuto ripensamenti. Il progetto è coinvolgente, mi vede al centro e condivido in pieno quello che mi hanno proposto. Abbiamo tanti obiettivi in futuro anche con la Nazionale, fra Europei e qualificazioni mondiali. Ma nel presente è il Milan che può aiutarmi a fare un salto di qualità. Sono già stata cinque anni in Bundesliga, non sento il bisogno di andare all’estero adesso, è un’esperienza che ho già fatto. E per quello che riguarda la preparazione dei portieri l’Italia è al top. Non credo che altrove troverei le stesse metodologie".
Quali progetti ha con il Milan? - "Ho 28 anni, la carriera da portiere è lunga, però sinceramente mi piace l’idea di essere preparata. E più strade tieni aperte, più tranquilla puoi essere, perché reinventarsi dopo una vita da atleta non è semplice. Che cosa c’è nel mio futuro? Mi sono appassionata alla psicologia dello sport, sto studiando e sto cercando di pensare a quello che faccio per metterlo in discussione ogni giorno. Non so se un domani sarò ancora vicina al campo o molto lontano. Ho fatto un po’ di tutto in passato, dovessi aprire un bar sarei pronta a fare la barista".
Ha lavorato anche in un panificio - "Credo che il lavoro aiuti a non perdere il contatto con la realtà. A volte i calciatori sono chiusi in una bolla, vale anche per il calcio femminile con l’avvento dei grandi club: abbiamo un brand da portare in giro e il club ti mette a disposizione talmente tanto che a volte sei tu stesso portato a rinchiuderti in questa bolla. Io appartengo a un’altra generazione, sono cresciuta lontana dal campo, andavo a scuola e la sera giocavo a calcio, ora per le bambine è già diverso. Ma io voglio rimanere ancorata alle mie radici".
A proposito di bolle, come ha vissuto il lockdown? - "Bene, nonostante le difficoltà e il dolore di tutti, il silenzio rotto solo dalle sirene delle ambulanze, l’incertezza. La vita da atleta era sconvolta, come quella di tutti, ma mi sono data degli obiettivi, ho voluto trovare un modo per utilizzare questo tempo. E mi sono fatta un programma, nutrizionale e non soltanto. Ho studiato per finire l’università, mi sono appassionata alla psicologia. Ho cambiato la mia visione delle cose: dai il massimo oggi, perché domani non sai che cosa succederà. Aggiungi un pezzetto ogni giorno. Anche per questo ho voluto cambiare squadra".
Scrive ancora? - "Parecchio"
Ma a differenza di altre colleghe non ha scritto un libro - "In futuro racconterò ai miei figli la mia storia, che non è completa. Laura non è ancora una persona completa, parlo in generale, non mi vedo solo come calciatrice".
Quali libri sta leggendo? - "Pallacanestro antifragile, come ho detto mi sono appassionata alla psicologia. E ho in programma qualche libro di Phil Jackson. Mi piace Gramellini e mi sto dedicando di nuovo ai classici come Pirandello. E poi Freud, ma con moderazione".
Come è essere allenati da un uomo? - "Il genere non fa differenza. Quello che è importante è l’obiettivo, i principi di gioco che ti danno e come li comunicano".
Un aggettivo per Ganz? - "Istintivo".
Un aggettivo per Laura? - "Riflessiva".
Qualche settimana fa a Milanello vi siete allenate con i maschi. Vi siete divertite? - "E’ stato bellissimo, abbiamo trovato tanta disponibilità. Le ore sono volate e penso sia una cosa da riproporre: significa essere parte della stessa famiglia, i valori societari si trasmettono anche così. Conoscere da vicino certi giocatori espertissimi è stato emozionante".
A Milanello ha trovato Maignan, che come lei è al primo anno di Milan. Da collega, pensa che sarà difficile per lui sostenere l’eredità di Donnarumma? - "Sono portieri diversi, ma Maignan non deve dimostrare niente. Il campionato che ha fatto lo scorso anno parla per lui, è giovane e gli piace lavorare con il sorriso sulle labbra. Lavoro, lavoro, lavoro: mi ritrovo in questa filosofia. Non sono mai stata un talento eccelso, ma sono riuscita a colmare tante lacune".
Comincia la Champions League, primo ostacolo lo Zurigo. Quali sono gli obiettivi stagionali del Milan? - "Riconfermare il tanto che è stato fatto nella stagione passata. Seconde in campionato, finale di Coppa Italia, un posto in Champions. Portare a casa un trofeo sarebbe gradito, ma l’importante è costruire. In Champions abbiamo un girone complicato, pensiamo al primo step con lo Zurigo. Dobbiamo conoscerci meglio, ma credo che la squadra una volta rodata possa fare veramente bene".
L’onda del Mondiale francese è stata utile o si aspettava una crescita maggiore del movimento? - "Da tre anni a questa parte i risultati sono stati graduali ma in ascesa, la curva è in crescendo grazie all’ingresso dai grandi club. Il pubblico si è appassionato, la visibilità è cresciuta. Non bisogna perdere questo entusiasmo. Uefa e Fifa hanno sostenuto il calcio femminile e la visibilità del 2019 non è andata persa. Bisogna continuare così, senza saltare i passaggi".
Quale può essere il prossimo obiettivo per la Nazionale? - "Come avrà capito, mi piace ragionare per gradi. Dobbiamo arrivare tranquille all’Europeo, poi vedremo. Con il lavoro costante i risultati arriveranno".
Laura, consiglierebbe alle bambine di giocare a calcio? - "E’ uno sport completo, a livello di coordinazione è perfetto. Prima di cominciare a giocare a pallone nuotavo, senza calcio avrei giocato a tennis, probabilmente. Ma il calcio è bellissimo e molto formativo. Per tutti".
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