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ESCLUSIVA – Nevio Scala: “Ho la maglia del Milan attaccata alla pelle, ma a Parma i 7 anni più belli della mia carriera. Il giovane Gattuso? Una mattina mi sono alzato e non c’era più…”

L'ex centrocampista del Milan e storico allenatore del calcio italiano, che ha visto le sue più grandi fortune a Parma, ha parlato in esclusiva per Ilmilanista.it

Redazione Il Milanista

Di Giovanni Manco

MILANO - Pensi a Parma-Milan e pensi a Nevio Scala, l'associazione è inevitabile. Centrocampista rossonero nel 65-66; 67-69; 75-76. Poi grandissimo allenatore del calcio italiano con sette anni superlativi a Parma dove ha vinto una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa ed una Supercoppa Europea. Mister Scala ha rilasciato, in esclusiva per Ilmilanista.it, la seguente intervista.

Iniziamo da Parma-Milan, che gara si aspetta sabato? "Mi aspetto una gara piacevole, visto che il Parma è ormai con un piede in Serie A non ha problemi grossi e non ha tensioni, quindi giocherà a viso aperto. Il Milan deve vincere, deve agguantare la Champions. Sarà quindi una gara di battaglia, nessuna vuole perdere soprattutto il Milan. Volevo andare a vederla, ma per degli impegni non riuscirò. Per chi farò il tifo? Io ho la maglia rossonera attaccata alla pelle perché è la prima maglia che mia mamma mi ha regalato a 7 anni. Poi attraverso il lavoro si è perso l'attaccamento, potrei essere tifoso del Milan piuttosto che dell'Inter o della Roma, del Foggia e delle squadre in cui ho limitato. Poi c'è il Parma, una squadra alla quale penso di aver dato tanto per la sua crescita prima da allenatore poi dopo il fallimento diventandone presidente e portandola alla rinascita. Poi ho dovuto lasciare ad altri l'onore di raggiungere la Serie A".

La sua uscita di scena dal Parma era già decisa? Oppure c'è stato qualcos'altro? "Io il primo giorno mi sono presentato a tutti dicendo: 'noi andremo insieme in Serie A'. Avevo scelto Apolloni, Minotti, Gallassi, una base per una grande galoppata. Gli accordi erano precisi, io ero un presidente che non si interessava del discorso economico però avevo preteso che la parte tecnica fosse affidata interamente a me. Poi però sono state fatte delle scelte sbagliate (fu esonerato Apolloni) ed io ho deciso di andare via. Mi è dispiaciuto, avrei voluto continuare, ma non c'erano più le condizioni, erano stati disattesi gli accordi".

Con il calcio è finita quindi? "Ogni tanto mi viene voglia di tornare, qui vicino a casa ho Vicenza, Verona, Chievo... Mi farebbe piacere tornare anche in un'altra veste che non sia quella di allenatore. Io non chiudo mai le porte completamente, bisogna essere sempre preparati ai cambiamenti. Ora un ho un grande progetto, ho la mia cantina e produco vino, le cose stanno andando bene. Per adesso sono impegnato così, aspetto fiducioso i risultati di questo progetto".

Lei conosce bene Gattuso, lo ha fatto esordire in Serie A. Poi però un giorno è scappato In Scozia... "Sì, ero a Perugia e Rino era un giocatore acerbo e grezzo ma con una grinta ed una forza fuori dal normale. Poi forse per il suo procuratore, forse perché con il presidente Gaucci non andava d'accordo, lui ha preferito andarsene. È andato via improvvisamente, non dico che sia scappato senza salutare perché è un ragazzo educato, però una mattina mi sono alzato e lui non c'era più. Poi è stato fortunato e bravo, una volta tornato al Milan ne ha scritto la storia. Gattuso allenatore? Non sono capace a giudicarlo perché non l'ho vissuto come allenatore. Apprendo di lui in base a quello che voi scrivete. A me però di lui piace il suo modo di fare e di essere, è molto naturale, tipico di Gattuso. Non va mai a mettere fumo, è onesto e sincero, per questo dico che avrà un futuro importante nel mondo del calcio. Non so se continuerà al Milan, nel calcio non si può mai sapere. Guardate la Juve ieri: era felice del sorteggio ed invece è uscita. Io in tempi non sospetti dissi di fare attenzione all'Ajax, ed infatti... Il calcio è fatto di momenti e sfumature, auguro a Gattuso di stare una vita al Milan, ma è difficile restare in questo periodo a lungo su una panchina".

A proposito di Juve e di calcio italiano, in Europa si fa ancora fatica. A che punto siamo in Italia con il calcio? "Bellissima domanda. Io ieri ho visto giocare l'Ajax e senza presunzione voglio dire che giocava in maniera spensierata come faceva il mio Parma. Noi eliminammo l'Ajax di Van Gaal tra l'altro. Noi giocavamo con allegria, con divertimento, e ieri lo ha fatto anche l'Ajax, si è visto anche dall'abbraccio e l'armonia di fine gara. Io a Parma ho cercato le stesse cose, volevo  un calcio biologico. Il calcio italiano è un po' speculativo ed oppresso dai vecchi schemi".

Il momento più bello ed un rimpianto della sua carriera? "Non ho rimpianti, sono stato molto fortunato e non ho mai fatto polemiche se non giocavo. Da allenatore ho cercato di non mettere mai fumo ed ho fatto cose che hanno dato soddisfazione e successi ai miei calciatori, ed ho ancora oggi un rapporto straordinario con tutti loro. Forse un rimpianto può essere stato non andare al Real Madrid, ma per come sono andate le cose... Il momento più bello sono i sette anni di Parma. Difficile dire la vittoria della Coppa Italia piuttosto che della Coppa Uefa o altro. Sono stati 7 anni di successi che hanno portato il Parma ed il sottoscritto a grandi cose. Sono ricordi di una bellezza unica, i successi, ma anche l'aver vissuto in una piazza bellissima come quella di Parma".